martedì 4 dicembre 2012

I Grandi del Jazz: 10 - Joe Venuti . 11 - Django Reinhardt . 12 - Stephane Grappelli




10 - Joe Venuti


(1903-1978) considerato il pioniere del violino nel jazz.

Per gran parte della sua carriera suonò con il grande chitarrista Eddie Lang, suo vicino di casa, compagno di scuola e amico.





Iniziarono ad incidere nei primi anni ’20 e fino alla morte di Lang nel 1933.

Tra i più noti esponenti del Dixieland (il modo di suonare il New Orleans da parte dei bianchi), suonò con Benny Goodman, Dorsey Brothers,Bing Crosby, con tutte le figure più importanti del jazz bianco.




Nel 1929, assieme a Lang, si unì all'orchestra di Paul Whiteman, con la quale comparve nel film The King of Jazz.
Come già detto la sua carriera s’interrompe con la morte prematura di Lang, anche se continuerà fino a tutti gli anni ’30.




Viene riscoperto solo negli anni’60, ed incide tre album con Zoot Sims al sassofono.

Muore nel 1978.

Joe Venuti e Eddie Lang sono stati i forti ispiratori di Stephane Grappelli e Django Reinhardt.


11 - Django Reinhardt


(1910-1953) chitarrista, zingaro rom di etnia sinti.

Inizia a suonare il banjo.

A diciotto anni subisce un grave incidente: un incendio divampato di notte nella sua roulotte gli causa l'atrofizzazione dell'anulare e del mignolo della mano sinistra.


Questo incidente è destinato a cambiare la sua vita e la storia stessa della chitarra jazz: a causa della menomazione alla mano sinistra deve abbandonare il banjo e comincia a suonare una chitarra che gli era stata regalata, meno pesante e meno ruvida.

Nonostante le dita atrofizzate, o forse proprio grazie a tale limitazione, sviluppa una tecnica chitarristica rivoluzionaria e del tutto particolare che ancora oggi lascia di stucco e suscita ammirazione per la perizia virtuosistica, la vitalità e l'originalità espressiva.




Inizia a suonare con diverse orchestre, la sua bravura diventa leggendaria.





Nel 1934 forma con il violinista Stephane Grappelli un quintetto di soli strumenti a corda, il Quintette du Hot Club de France (foto sopra), che diviene presto famoso in tutto il mondo.
I brani incisi insieme a Grappelli sono diventati esempio e scuola per centinaia di musicisti.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale chiude la collaborazione con Grappelli e viene invitato negli Stati Uniti da Duke Ellington, che lo presenta come ospite in alcuni concerti, l'ultimo dei quali alla Carnegie Hall di New York.

La nascita del bebop gli consente di dare diede ulteriore prova di maturità ed originalità artistica,incide dei brani memorabili con la chitarra elettrica: la poesia manouche miscelata alle sonorità più moderne fanno di tali assoli una delle pagine più originali del jazz dell'epoca.

Alla fine degli anni 40 rallenta sensibilmente la sua attività per le cattive condizioni di salute: la sua decisione di non consultare i medici per paura delle iniezioni gli costa la vita.

Muore nel 1953 a soli 43 anni per un ictus.

Tra i suoi brani più celebri: Minor Swing, Tears, Nagasaki, Belleville e soprattutto Nuages




12 - Stephane Grappelli


(1908-1997) violista e compositore francese.

Prende le prime lezioni da suo padre Ernesto, nobile italiano, giunto in Francia da Alatri dove si trova l'antico palazzo e la torre dei marchesi Grappelli.




Si iscrive al conservatorio di Parigi ma non conclude gi studi: apprende essenzialmente ascoltando le prime registrazioni di Louis Armstrong e Joe Venuti.

A 15 anni inizia a suonare il pianoforte come accompagnamento per i film muti nei clubs e nei ristoranti parigini.

A 19 anni diventa membro stabile di diverse band, si alterna tra pianoforte, violino e sasofono e incontra Django Reinhardt.

Nasce nel 1934 il Quintette du Hot Club de France.
Il gruppo acquista subito un'importanza internazionale e attraverso le proprie registrazioni si impone come il primo importante gruppo jazz non americano.

I duetti di Grappelli e Reinhardt fanno parte integrante della storia della musica.



Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Stéphane e Django si trovano a Londra.

E' un momento particolare,il clima di persecuzione razziale verso gli zingari obbliga Django a ritornare a Parigi.



Grappelli rimane e collabora con George Shearing.
Dopo la guerra riprendono a suonare insieme ma nel 1948 si dividono definitivamente dopo 14 anni di splendida, unica ed immortale musica insieme.

Nel 49 Stephane si trasferisce a Roma per un lungo ingaggio e una splendida serie di incisioni.
Grappelli in questi anni subisce la forza del successo di Django, del suo più grande collega ed amico, viene sempre associato allo stile gypsy e non ha ancora acquisito la notorietà che invece di lì a poco sarebbe divenuta mondiale.

Nel 66 registra Violin Summit, mettendo per la prima volta in evidenza le sue grandi capacità strumentali e solistiche.
Il suo primo concerto negli USA è del 69, registra in seguito numerosi album con il violinista classico Yehudi Menuhin e partecipa, in trio o quartetto,a tutti i principali festival mondiali, da ricordare il meraviglioso "Tribute to Django" al Kool Jazz Festival di New York nel 1984.

Tra le sue numerosissime collaborazioni si possono citare quelle con Duke Ellington, Oscar Peterson, Joe Venuti, Gary Burton e David Grisman, ma la più sorprendente è forse quella con i Pink Floyd: Grappelli appare infatti, anche se non accreditato, nel famoso album Wish You Were Here.

In tarda età visita più volte la città di Alatri e il palazzo di famiglia per riavvicinarsi alle sue origini, avrebbe voluto tenerci un concerto ma muore senza riuscire a realizzarlo.

sabato 3 novembre 2012

I Grandi del Jazz: 09 - Duke Ellington


Edward Kennedy "Duke" Ellington (1899-1974) diretore d'orchestra, pianista e compositore, artista fondamentale nella storia del jazz e nella musica del novecento.


A partire dalla metà degli anni dieci inizia a suonare come pianista, e pochi anni dopo forma il suo primo gruppo.
Nel 1922 si trasferisce a New York e un anno dopo ha il primo importante ingaggio con la Snowden's Novelty Orchestra in uno dei più eleganti locali di Harlem.
Il complessino di Elmer Snowden comprendeva già un primo nucleo della futura orchestra di Ellington.

Nel 1924 Ellington diviene, dopo l'allontanamento di Snowden, il band-leader del complessino che prenderà successivamente il nome di Washingtonians e rimarrà al Kentucky Club fino al 1927.




Nel 1927 Ellington ottiene un ingaggio nel locale più in vista di Harlem, il Cotton Club, il locale entrato nella storia della musica moderna.
E' questa la svolta decisiva nella carriera di Ellington.

Sono anni fondamentali sia per la definizione dell'organico della futura orchestra sia per la formazione del suo repertorio.





Scrive i primi capolavori: brani in stile jungle come richiedeva la moda esotica del momento per gli spettacoli pseudo-africani del Cotton Club, molto apprezzati dai clienti bianchi del locale, come Black and Tan Fantasy, The Mooche, East St.Louis Toodle-OO e brani d'atmosfera e di carattere intimista come Black Beauty e Mood Indigo.

Il jungle come detto era molto gradito ai bianchi: i neri erano visti come creature semplici e primitive e quindi ben viste in una giungla a muoversi e ballare come animali.



Nel 39 entra in orchestra Billy Strayhorn, personaggio fondamentale che diventerà il suo più fedele collaboratore, co-autore di tutti i suoi brani e suo alter ego musicale.

Tra il 1940 e il 1943 nasce una straordinaria serie di incisioni che costituiscono uno dei vertici assoluti della musica del '900.




Nascono decine e decine di capolavori come Jack The Bear, Ko-Ko, Concerto For Cootie, Sepia Panorama, Cotton Tail, Harlem Air Shaft e tanti altri.

Molti dei suoi brani vanno ben oltre gli schemi del jazz dell'epoca, per lui si deve parlare di musica espressionista, e l'idea che le sue composizioni fossero delle "pitture in musica" fu un concetto più volte espresso dallo stesso Ellington, che in gioventù aveva lungamente coltivato anche la pittura.





Duke Ellington e la sua orchestra furono un binomio inscindibile per oltre 30 anni.




Un gruppo formato da grandi professionisti che in tanti anni riuscirono ad integrarsi perfettamente con la sua musica.
I grandi risultati che riuscì ad ottenere furono dovuti anche a questo, la sua orchestra riusciva sempre ad interpretare al meglio le sue composizioni e a capirne i significati anche i più reconditi.

A partire dal 1943 e fino al 1948 Ellington inizia a tenere ogni anno un concerto alla Carnegie Hall e in ogni concerto presenta una nuova composizione in forma di suite.
Nel 1943 presenta, per fortuna incisa integralmente (cosa che non accadrà più in studio, se non in versioni frammentarie), una composizione ispirata alla storia dell'integrazione razziale dei neri negli Stati Uniti, dal titolo Black, Brown and Beige, un capolavoro assoluto.



Nel 1950 l'orchestra entra in crisi anche per le continue uscite di elementi che tentano la carriera solista.
Torna sulla cresta dell'onda con l'esibizione di Newport nel 1956.

L'esibizione di Newport è famosa per il lunghissimo assolo di sax tenore di Paul Gonsalves sul brano Diminuendo and Crescendo in Blue.




In seguito la sua carriera sarà un susseguirsi di innumerevoli concerti e tour in tutto il mondo.
Registra delle suites stupende: nel 1958 Such Sweet Thunder ispirata alle opere di William Shakespeare, nel 1966 East Suite,nel 1970 la New Orleans Suite, nel 1968 il Second Sacred Concert.
I tour furono interrotti nel 1967 alla morte del suo grande amico e collaboratore Billy Strayhorn.


Duke cade in una profonda depressione interrotta solo dalla registrazione del celeberrimo album And his mother called him Bill, contenente alcuni dei più famosi brani di Strayhorn.



Un altro evento funesto per la sua orchestra sarà la morte di Johnny Hodges per un infarto.

L’ultima incisione è del 1971, muore tre anni dopo per un tumore.

Duke muore di cancro assistito dal figlio Mercer, senza sapere che pochi giorni prima era morto anche il fidato collaboratore Paul Gonsalves per overdose di eroina: Mercer Ellington infatti non ebbe il coraggio di dargli la brutta notizia.



Il jazz di Ellington è fatto di melodia, di mezze luci, di atmosfera, di comprimari di lusso che riescono a defilarsi in occasione di brani, come Solitude o come Warm Valley dove l'accompagnamento è solo un battere soffuso di contrabbassi pizzicati.

Il resto è questione di stile e il nostro Duke ne ha da vendere, passa dal tribalismo in sordina di Fleurette Africaine ai fraseggi blues di Very Special.








Potrei continuare,la sua discografia è vastissima e tutta di altissimo livello per un'artista oggi riconosciuto come uno dei massimi compositori del novecento.







Difficile affermare che le sue composizioni siano di jazz o di musica classica, di blues o quant'altro, la sua è Musica e basta.

Non ha bisogno di definizioni, le sue opere sono qualcosa di universale che tutti dovrebbero conoscere.

martedì 2 ottobre 2012

I Grandi del Jazz: 06 Artie Shaw - 07 Tommy Dorsey - 08 Count Basie: Le Big Band e L' Era dello Swing








06 - Artie Shaw


(1910-2004) sassofonista e clarinettista, compositore, direttore d’orchestra e scrittore.








In piena era dello swing Shaw ebbe la sua consacrazione a star musicale con una rielaborazione della popolare canzone Beguine the Beguine di Cole Porter
Il brano nel 1938, scalò le classifiche di vendita rimanendo ai primi posti per sei settimane.

Shaw per primo modifica la big band inserendo strumenti insoliti per il jazz come gli strumenti ad arco.
Il brano Interlude in B-flat, uno dei primi da lui composti, definisce quella che verrà poi chiamata the third stream, un mix molto bello fra jazz e musica classica (terreno comunque che aveva già esplorato anni prima George Gerswin con la sua Rapsodia in Blue).




Shaw è inoltre ricordato per aver impiegato come cantante stabile del suo gruppo musicale la grande Billie Holiday.




Diventa così con un atto di coraggio per l'epoca il primo direttore d'orchestra bianco ad utilizzare una vocalist di origine afro-americana.

Durante la seconda guerra mondiale si arruola nella Marina insieme a tutti i componenti della sua band e viene inviato nell'area del Pacifico.
Trascorre nella zona di guerra circa un anno e mezzo per portare conforto alle truppe USA con la sua musica e con spettacoli che venivano replicati fino a quattro volte al giorno.

Verso la metà degli anni 50 la sua attività come musicista subisce dapprima un notevole rallentamento fino a cessare poi del tutto.
Shaw sceglie così di abbandonare il palcoscenico per dedicarsi all'alta finanza e la scrittura (sue sono numerose fiction semi-autobiografiche ed il libro The Trouble With Cinderella).
Quando gli fu chiesto il perché, rispose che si era ritirato frustrato dal costante senso di inadeguatezza che provava come musicista.

Tra i suoi maggiori successi musicali si ricordano ancora i brani: Lady-be-good, Frenesi, Dancing in the Dark, Nightmare, Back Bay Shuffle, Accent-tchu-ate the Positive, Traffic Jam, They Say, Moonglow e Stardust.





07 - Tommy Dorsey


(1905-1956) direttore d'orchestra e trombonista dal suono preciso e molto melodioso.
Famosi i suoi acuti, che resero molto riconoscibili e apprezzate le sue incisioni.







Insieme al fratello maggiore Jimmy (virtuoso del sax e del clarinetto) fonda la band Dorsey's Novelty Six - Wilde Canaries che ebbe successo negli anni 20 (poi diventerà Dorsey Brothers Orchestra).

Nel 29 hanno molto successo con il brano Let's Do It (Let's Fall in Love) con Bing Crosby come cantante solista.
In questo periodo, forma anche un gruppo musicale che lo accompagnerà per molti anni durante la sua carriera musicale la Tommy Dorsey and his Clambake Seven, tra i quali spicca Jo Stafford.

Tommy Dorsey durante la sua carriera ha collaborato con Paul Whiteman, Louis Armstrong, Art Tatum e Benny Goodman.

Negli anni 30 le strade dei due fratelli si separano e Tommy fonda la propria orchestra mentre il fratello Jimmy continua con la vecchia band.
La nuova formazione avrà vari componenti e cantanti, fra cui anche il giovane Frank Sinatra: si dice che Sinatra abbia perfezionato il controllo del respiro osservando e imparando dagli insegnamenti di Dorsey mentre suonava il trombone.






Fra il 35 e il 45 è spesso ai primi posti nelle top ten delle radio statunitensi.
Nel 45 esce un album di grande successo intitolato Getting Sentimental dove Tommy suona con maestria una ballad divenuta un classico I’m Getting Sentimental Over You.





Tommy Dorsey fu anche un grande arrangiatore, scrisse numerosi successi come Song of India nel 37, Boogie Woogie nel 40 e molti altri che furono ai primi posti delle classifiche americane.

In tutta la sua carriera attiva, Dorsey ha venduto oltre 235 milioni di dischi.

Fu un vero pioniere nell'uso del trombone nel jazz: inventò la tecnica del "suono legato", ossia riusciva a prendere talmente tanto fiato da poter eseguire assoli lunghissimi e ininterrotti senza mai staccare il suono.

Nel 53 i fratelli Dorsey si riuniscono definitivamente nell'orchestra di Tommy e dal 55 al 56 insieme ad Elvis Presley sono in un famoso show televisivo della CBS.

Muore nel 1956 per attacco cardiaco (l’anno dopo morirà anche il fratello Jimmy per un cancro).






08 - Count Basie


(1904-1984) William Basie pianista e direttore d’orchestra.

Nel 1927 inizia come pianista di fulm muti.







Dopo aver partecipato a diversi gruppi nel 1935 forma una sua band, prendendo il nome di Count, sull’esempio di Duke Ellimgton.
Nel giro di un anno ottiene un contratto discografico e la sua Count Basie Orchestra diventa una delle più importanti dell’era dello swing.

Dopo tanti grandi successi nel 1950 la scioglie per ricostituirla nel 1952 e per diventare così un punto di riferimento del jazz e una scuola per giovani musicisti, fra gli altri Lester Young, Herschel Evans, Buck Clayton,Stan Getz,Jimmy Rushing e Joe Williams.




Una palestra che diventerà basilare per la musica di quegli anni, con Basie che inizia a collaborare con tutti i grandi del suo periodo.




Nel 1957 incide con Joe Williams l'album One O'Clock Jump e nel 1956 Count Basie Swings, Joe Williams Sings, con Every Day (I Have the Blues) che diventa un grande successo.
Nel 1959 con Billy Eckstine l'album Basie-Eckstine Inc.
Nel 1963 con Ella Fitzgerald un album memorabile Ella and Basie.
Nel 1962 con Frank Sinatra incide Sinatra-Basie e nel 1964 It Might as Well Be Swing.
Incide poi con Tony Bennet, Sammy Davis Jr.,Bing Crosby e Sarah Vaugham.

Alla fine degli anni ’60 torna al jazz e nel 1970 incide Afrique un disco sperimentale e d'avanguardia.
In questo periodo registra con Dizzy Gillespie degli album molto belli Basie Jam, Basie and Zoot, Prime Time e The Gifted Ones.

Nel 1976 un attacco cardiaco gli blocca la carriera per diverso tempo, tanto che gli ultimi spettacoli lo vedono seduto su una sedia a rotelle.

Muore nel 1984 per un tumore.

venerdì 7 settembre 2012

I Grandi del Jazz: 04 - Fletcher Henderson 05 - Benny Goodman 06 - Glenn Miller: Le Big Band e L' Era dello Swing





03- Fletcher Henderson


(1897- 1952) pianista, compositore, direttore d'orchestra e arrangiatore.

Fondò la propria orchestra nel 1922, ed ebbe presto fama di essere la miglior formazione "colored" (cioè composta da musicisti di colore) di New York.





Dopo un primo periodo, in cui il suo stile fu influenzato dal lavoro di Paul Whiteman, cominciò ad inserire idee nuove, ampliando e approfondendo la scrittura per orchestra jazz.
Questo cambiamento coincise con l'arrivo nel 1924 di Louis Armstrong.

L'orchestra divenne una palestra per molti giovani, fra questi: i trombettisti Rex Stewart e Roy Eldridge,i sasssofonisti Coleman Hawkins e Buster Bailey.
Lester Young vi fece un'audizione come rimpiazzo di Hawkins, ma la reazione negativa dell'orchestra dovuta al suo carattere,lo convinse a rifiutare il posto che gli era stato assegnato.
Sun Ra scrisse diversi arraggiamenti.



Il successo commerciale dell'orchestra non fu pari alla sua popolarità,non erano tempi facili per un'orchestra nera.




Il pubblico era bianco e non accettava volentieri la presenza del nero.
Henderson, che si era fatto un nome come compositore e arrangiatore, iniziò a lavorare con Benny Goodman.
Molti dei grandi successi di Goodman erano in effetti stati scritti da Henderson negli anni 20 e 30.

Nel 1939 scioglie l'orchestra e si unsce a Goodman prima come pianista (la prima volta che un afroamericano suonava con una'orchestra bianca, fatto raro e clamoroso per le orchestre non integrate dell'epoca) e arrangiatore, poi solo come arrangiatore.

Nel 1950, quando le grandi orchestre erano ormai in crisi, era divenuto leader di un sestetto, ma colpito da un ictus, rimane parzialmente paralizzato.

Muore due anni dopo a New York.

Il ruolo di Henderson come pioniere è stato per molto tempo sottovalutato a causa della maggior visibilità che ebbero in quel periodo le orchestre bianche.
Solo negli ultimi decenni gli è stata riconosciuta la funzione di iniziatore e protagonista dell' era dello swing.





04 - Benny Goodman

(1909-1986) clarinettista, compositore e direttore d'orchestra

Goodman entrò in una delle band principali di Chicago, l'orchestra di Ben Pollack con cui fece le sue prime registrazioni nel 1932.
Due anni dopo cominciò a pubblicare dischi sotto il proprio nome.




Nel 34 Goodman fondò la sua propria Big Band che unì per la prima volta musicisti bianchi e di colore e con la sua perfezione raggiunse in pochi anni il riconoscimento di tutto il mondo musicale.

Nel 1938 Goodman diede il suo famoso concerto Jazz nella Carniegie Hall di New York City che era riservata fino allora soltanto alla musica classica.

Fra gli anni '30 e '40 fu lui il più importante esponente della musica jazz fra i bianchi, la musica da ballo dell'epoca, legando il suo nome non solo a composizioni rimaste nella storia Stompin' at the Savoy o Air Mail Special ma anche a personaggi musicali che in seguito divennero di vero spicco come Ella Fitzgerald e Peggy Lee.


Veniva criticato dai musicisti neri come esecutore: non era lui il migliore dei clarinettisti dell'epoca, ma aveva il vantaggio di essere bianco e veniva ritenuto tale.


Oltre alla sua Big Band, in cui suonavano tra l'altro i trombettisti Harry James e Ziggy Elman, fondò anche il Benny Goodman Quartett con Gene Krupa e Lionel Hampton, ed in seguito un sestetto e altre formazioni di rilievo.

Benny Goodman riuscì a far avvicinare il giovane pubblico bianco alla musica nera collaborando a superare la discriminazione razziale.
Nei primi anni '30 i musicisti bianchi e di colore non potevano suonare insieme nella stessa band.

Continuò a suonare,anche musica classica, fino alla morte avvenuta nel 1986 per un infarto.





05 - Glenn Miller


Alton Glenn Miller (1904-1944) musicista, compositore e direttore d'orchestra.

Negli anni trenta Glenn lavorò in diverse orchestre suonando il trombone.
Nel 37 formò la sua prima band, senza però riuscire ad emergere.




L'anno dopo apporta dei cambiamenti: enfatizza il suono formato dal clarinetto e dal sax tenore,che suonavano la linea melodica armonizzandola con gli altri sax, e ottiene subito un grande successo di pubblico.
A cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta fu l'orchestra più popolare negli Stati Uniti.

Tra i pezzi più celebri del suo repertorio, si ricordano In the Mood, Chattanooga Choo Choo, Pennsylvania 6-5000, String of Pearls e Moonlight Serenade.

Nel 1942 ricevette il primo disco d'oro della storia per la sua incisione di Chattanooga Choo Choo, che aveva venduto oltre un milione di copie in appena 3 mesi.




Lo stesso anno si arruola volontario nell'aviazione e con il grado di capitano diventa direttore dell'orchestra militare.



Nel 1944 l'aereo dove viaggiava con la sua orchestra precipita in mare nel Canale della Manica, avrebbe dovuto raggiungere Parigi per suonare in una città appena liberata.
Nonostante le ricerche non furono più ritrovati.

Come disperso in guerra, nel 1992 gli è stata dedicata una lapide nel Cimitero Nazionale di Arlington.

La sua composizione si identifica per l'uso di big band molto numerose, con sezioni fiati corpose e melodie estremamente orecchiabili.
A differenza di altri grandi autori del periodo che componevano per le loro big band, come Count Basie e Duke Ellington, è molto minore l'influenza del blues e diviene marginale se non quasi del tutto assente l'improvvisazione libera, tipica del jazz.

Ritmicamente la composizione si avvale di uno swing fortemente cadenzato, con pochi cambi di ritmo (anche perché non siamo ancora in epoca be bop).
Utilizza lo shuffle, classico giro armonico del blues e del jazz,come nel famoso brano Chattanooga Choo Choo.

La sua musica, estremamente moderna per l'epoca, è stata anticamera del rock and roll.

venerdì 3 agosto 2012

I Grandi del Jazz: 02 - Louis Armstrong





Nasce a New Orleans nel 1901 e muore a New York nel 1971.





Grande personaggio, carismatico e innovativo, al suo talento ed alla sua personalità si deve molta della popolarità del jazz, che esce dai confini americani per diventare un genere musicale amato in tutto il mondo.

Il soprannome Satchmo è un diminutivo per Satchelmouth, riferimento scherzoso alla sua grande bocca.
Gli amici e i colleghi musicisti lo chiamavano solitamente Pops, che è anche il modo con cui Armstrong li chiamava a sua volta.

Il modo di suonare di Armstrong è pieno di melodie originali ispirate e gioiose, sbalzi creativi, ritmi trascinanti e ritmi rilassati, la sua bravura è rifinita da una pratica costante, uno studio continuo con il quale estese le gamme, i toni e le possibilità tecniche della tromba.





Armstrong crea il ruolo del solista jazz, trasforma una musica popolare collettiva in una forma d'arte capace di offrire enorme spazio all'espressione individuale.

Grande innovatore, sperimenta la sua voce e la inserisce in un modo
diverso, utilizzandola come un altro strumento.





Inizia a suonare giovanissimo la cornetta nelle bande cittadine e sui battelli di New Orleans che facevano la spola lungo il Mississipipi.
Nel 22 Armstrong lascia la città e si trasferisce a Chicago per unirsi alla Creole Jazz Band di Joe King Oliver.
Nei primi anni 20 la band di Oliver era la più importante di Chicago, in un periodo in cui Chicago stessa era il centro del jazz.

Nel 1923 incide i suoi primi dischi suonando come secondo cornetto nella band di Oliver, inclusi alcuni assoli.



Nel 24 Armstrong parte per New York chiamato da Fletcher Hendertson.
Passa così definitivamente alla tromba, per armonizzarsi meglio con gli altri musicisti della sezione dei fiati.


In questo periodo incide diversi brani sempre arrangiati dal suo vecchio amico, il pianista Clarence Williams, anch'egli originario di New Orleans.

In queste prime registrazioni, eseguite sempre con piccole band, lo troviamo a duettare con uno dei suoi pochi degni rivali in termini di talento e tecnica, Sidney Bechet.

Torna a Chicago nel 25 e inizia a incidere a proprio nome con i suoi famosi complessi Hot Five e Hot Seven brani famosi come Potato Head Blues, Muggles (riferita alla marijuana) e West End Blues, brani che diverrano lo standard del jazz per molti anni a venire.

Nel 43 si stabilisce definitivamente a New York.







Nei trent'anni successivi, Armstrong si esibirà per oltre trecento serate l'anno.
La maggior parte dei concerti con una piccola band stabile, gli All Stars, di cui facevano parte Barney Bigard, Earl Hines e Barret Deems.







Durante la sua lunga carriera suona con tutti i grandi dell'epoca,da Bing Crosby a Billie Holiday, da Duke Ellington a Bessie Smith, ma in particolare fu importante il sodalizio con Ella Fitzgerald, con la quale incide tre album stupendi: Ella and Louis, Ella and Louis Again e Porgy and Bless.

I suoi dischi degli anni 50 come Satch Plays Fats, in cui interpreta composizioni di Fats Waller, e Louis Armstrong Plays W.C.Handy, dove suona i brani di Handy, sono forse gli ultimi suoi grandi momenti creativi.
I suoi lavori successivi, a parte forse Disney Songs the Satchmo Way, furono criticati per essere troppo semplicistici e ripetitivi.




I suoi brani di successo sono tantissimi, ricordiamo Stardust, What a Wonderful World, When the Saints Go Marchin' In, Dream a Little Dream of Me, Ain't Misbehavin', Stompin' at the Savoy e We Have All the Time in the World.
Brani come detto entrati nella storia di questa musica.




Venne fortemente criticato per il suo non prendere posizioni a livello politico, per il suo comportamento da Zio Tom, accettando di tenere concerti dove i neri non potevano entrare.
In anni di lotte per i diritti civili e di segregazione razziale preferì stare dietro le quinte, ma estremamente generoso fu il più grande finanziatore di Martin Luther King.
Armstrong mantenne la sua agenda sempre piena fino a pochi anni prima della sua morte, e con la sponsorizzazione del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che gli valse il soprannome di Ambassador Satch, fece tour attraverso tutto il mondo riscuotendo ovunque un grande successo.




Negli ultimi anni diventa un'icona ed una leggenda vivente, ma non riesce a gestire la propria immagine.

E' l'ambasciatore del jazz nel mondo, ma partecipa ad eventi assai discutibili sul piano artistico (come non citare la sua assurda partecipazione al Festival di Sanremo).





Il Maestro purtroppo non è più in grado di prendere decisioni autonome, si affida a funzionari senza nessuna cultura e senza troppi scrupoli.
Gli ultimi anni sono così un triste declino, un declino che snatura l'immagine del re del jazz, dell'uomo che aveva inventato un nuovo modo di dare musica.

Muore a 70 anni nella sua casa a New York.

La sua personalità incontenibile, come musicista e come figura pubblica, è stata tanto forte da mettere in parte in ombra il suo lavoro di cantante e di musicista, di innovatore, di grande e vero artista.

Come virtuoso della tromba ebbe uno stile unico e un talento straordinario per l'improvvisazione melodica, lo strumento con lui diventa solista e le sue innovazioni sono diventate gli standard per chi è venuto dopo di lui.
Aveva una voce bassa molto caratteristica, che sfruttava con la destrezza dell'improvvisatore per rendere maggiormente espressive le parole e la melodia.

Molte delle incisioni di Armstrong sono tuttora popolari a decenni dalla sua morte ed un grande numero di dischi,lungo tutta la sua carriera, è continuamente in ristampa.
I suoi dischi del 1923 con Joe "King" Oliver continuano ad essere presi come esempio dello stile delle jazz band di New Orleans.

Melancholy Blues, registrata insieme agli Hot Seven è stata inclusa nel disco messo a bordo della sonda Voyager inviata nello spazio esterno per rappresentare le più grandi opere dell'umanità.

martedì 3 luglio 2012

I Grandi del Jazz: 01 - Sydney Bechet

Passiamo ora alle biografie degli artisti più importanti, andremo a parlare di artisti che hanno fatto letteralmente la storia di questa musica.

I nomi da me scelti sono:

01 - Sydney Bechet
02 - Louis Armstrong
03 - Benny Goodman
04 - Fletcher Henderson
05 - Glenn Miller
06 - Artie Shaw
07 - Tommy Doorsey
08 - Count Basie
09 - Duke Ellington
10 - Joe Venuti
11 - Django Reinhardt
12 - Stephane Grappelli
13 - Lionel Hampton
14 - Fats Waller
15 - John Coltrane
16 - Lester Young
17 - Dizzy Gillespie
18 - Charlie Parker
19 - Chet Baker
20 - Art Tatum
21 - Charlie Mingus
22 - Eric Dolphy
23 - Sonny Rollins
24 - Oscar Peterson
25 - Miles Davis
26 - Stan Getz
27 - Thelonius Monk

Un elenco di nomi eccezionale, assolutamente non completo, ma sicuramente rappresentativo del periodo d'oro di questa splendida musica.




01 - Sydney Bechet


(1897-1959) suonava il clarinetto e il sax soprano.

Nel 1919 partecipa ad una delle prime apparizioni in Europa di orchestre nere, la Will Marion Cook's Syncopated Orchestra e la Louis Mitchell's Jazz Kings.





In uno di questi concerti era presente il giovane Ernst Ansermet, futuro prestigioso direttore di orchestra, che recensì in termini molto favorevoli l'assolo di Bechet nel brano Characteristic Blues, su una rivista musicale svizzera, la "Revue Romande".

Questo scritto, pubblicato nel 1919, si può considerare il primo articolo di critica musicale dedicato al jazz.

Tornato negli Stati Uniti, nel 1923 si unisce al gruppo di Clarence Williams che fu tra i primi a incidere brani di jazz su disco.
In particolare le primissime due incisioni, Wild Cat Blues e Kansas City Man Blues del 1923 lo vedono unico protagonista dall'inizio alla fine, con gli altri strumenti in posizione di rincalzo.
Si tratta dei primissimi esempi di improvvisazioni jazzistiche, e il tutto con uno swing, non più rigidamente martellante e da marcia militare, come quella del ragtime.

Queste esecuzioni precedono di un anno quelle leggendarie di King Oliver e mostrano una libertà d'improvvisazione maggiore del gruppo di Oliver.
Il linguaggio solistico di Bechet, sebbene ancora non del tutto maturo come lo diventerà nella seconda metà degli anni '20, è davvero il primo esempio di improvvisazione jazz documentata su disco.

Un'altra collaborazione importante dei primi anni venti fu quella con la prima orchestra di Duke Ellington, che prese molto dello stile di Bechet in termini di swing e sonorità.

È plausibile affermare infatti che come Fletcher Henderson apprese il linguaggio ritmico del jazz durante il passaggio di Louis Armstromg nella sua orchestra, lo stesso sia accaduto ad Ellington con Bechet.



Dal 1925 al 1929 Bechet è di nuovo in Europa per una lunga tourneè e suona a Parigi nello spettacolo della Revue Negre dove canta Josephine Baker.



Nel 1931 si unisce all'orchestra di Noble Sissle e ritorna in America, dove incide Polka Dot Rag nel 1934 e Dear Old Southland nel 1937.
Incide anche con i Noble Sissle's Swingsters, un piccolo gruppo costituito con elementi dell'orchestra, e ottiene un grande successo commerciale, con Characteristic Blues nel 1937.

Malgrado ciò, nel 1938 Bechet è costretto a un momentaneo ritiro dalle scene.
La musica in voga era lo swing delle grandi orchestre, le big band bianche di Benny Goodman, Artie Shaw e Glenn Miller.
Il suo stile fiorito sembra superato e si adatta ad aprire una sartoria.
La svolta è l'anno dopo quando incide uno dei suoi capolavori, una eccezionale interpretazione di Summertime al sax soprano, brano da poco composto da Gershwin.
L'incisione gli frutta un ritorno di fama, torna a suonare in pubblico, apparendo al Nick's nel Village e perfino alla Town Hall,continuando ad incidere per la Blue Note per tutti gli anni '40.

Nel 1949 partecipa alla famosa serie di concerti di jazz alla Salle Pleyel di Parigi.
Il successo è così grande che decide di stabilirsi definitivamente in Francia dove nel 1951 compone il suo brano più conosciuto Petite Fleur.

Muore nel 1959 per un tumore.

Qualche tempo prima aveva dettato la sua autobiografia, dal titolo Treat It Gentle, trattalo in modo gentile.

La sua importanza nell'evoluzione del ruolo del solista nel jazz è stata spesso sottovalutata, giudicandola minore di quella di Armstrong.

Questo è succeso per alcuni motivi, il primo è che Bechet incide poco negli anni '20, che sono gli anni in cui avrebbe pesato non solo la sua originalità, ma soprattutto il forte dislivello tecnico tra lui e gli altri musicisti (con l'unica eccezione, naturalmente, di Louis Armstrong).

Bechet incide con Clarence Williams per appena 2 anni, dal 1923 al 1925, dopo va in Europa e ci rimane per 4 anni, rimanendo lontano dalla scena musicale americana.

Louis Armstrong invece, l'altro grande iniziatore del linguaggio solistico nel jazz, rimane negli Stati Uniti e incide la serie d'oro degli Hot Five e degli Hot Seven, diventando fondamentale per lo sviluppo della nuova musica.

Quando agli inizi degli anni '30 Bechet torna il suo stile è ancora più maturo ed espressivo, ma il dislivello tecnico tra lui e le nuove leve è diminuito e il suo stile non riesce ad imporsi.

Altro motivo è che Bechet è un solista ma non un leader, non organizza intorno a sé un gruppo di seguaci, come farà Armstrong e come faranno più tardi Gillespie e Parker, non sa mettersi alla testa di un movimento.

Bechet rimarrà sempre su una posizione laterale mai di primo piano, spesso non figurando per quello che invece è stato, uno dei più grandi musicisti della storia del jazz.

mercoledì 6 giugno 2012

La Storia del Jazz, dal 1940 al 1960




Con la seconda guerra mondiale finiscono lo swing e le grandi orchestre, chiudono le grandi sale da ballo e la società americana inizia a cambiare.
Lentamente i neri cominciano ad essere accettati ed il jazz e la musica tutta saranno un valido aiuto alla loro integrazione.





Nasce il be bop: nel 1945 un gruppo di giovani musicisti si ritrovano fino a tarda ora alle jam session che si tengono in due locali di Harlem, il Minton's Playhouse e il Monroe's, da loro nasce un nuovo modo di fare jazz.
Questo stile che, con una parola ricorda il suono di una cadenza di due note che ricorre nei brani, venne prima detto rebop, poi bebop o semplicemente bop.
Be-Bop è anche il titolo di un brano inciso da Dizzy Gillespie nel 1945, che si può dire segni l'inizio ufficiale del movimento.

Il be bop è un passaggio fondamentale, è il momento in cui l'afro americano riprende il possesso della sua musica,stravolta dallo swing dei bianchi.
Lo stile già abbozzato da artisti come Coleman Hawkins, Art Tatum e Lester Young,aggiunge un nuovo approccio armonico, tempi velocissimi, propulsione ritmica non convenzionale e finalmente uno scarsissimo riguardo alla commerciabilità del brano.
Il jazz con il be bop perde completamente l'aspetto ballabile e commerciale che l'aveva sempre accompagnato fin dalla sua nascita nei bordelli di New Orleans, con il be bop il jazz diventa la musica che oggi ascoltiamo.
I pionieri indiscussi del genere furono il sax alto Charlie Parker e il trombettista Dizzie Gillespie.

Nel breve periodo in cui suonarono assieme i due formalizzarono e resero popolare lo stile che avevano inventato, per nostra fortuna documentato in una serie di stupende incisioni realizzate per la Dial Records.



Il Bop creò una netta divisione generazionale e non venne accettato da molti musicisti, fra tutti uno dei critici più severi fù il grande Louis Armstrong.



La frattura si estese anche al grande pubblico che proprio in questo periodo abbandonò il jazz per rivolgersi ad altri generi.
Il jazz, dopo avere dominato le classifiche per decenni, divenne quasi di colpo una musica d'arte, che cercava il suo pubblico tra gli artisti e gli intellettuali.




Gillespie (nella foto a lato) cercò di eliminare parte delle complessità e delle asprezze del nuovo genere.



Uno dei suoi esperimenti più interessanti è l'inserimento di elementi di musica afro cubana.
L'idea viene poi ripresa da altri artisti, fra tutti Stan Getz con la sua famosa collaborazione con Joao e Astrud Gilberto.

Altri grandi del Bop furono i pianisti Thelonius Monk (nella foto sopra) e Bud Powell, i batteristi Kenny Clark e Max Roach, il trombettista Fats Navarro e il sassofonista Sonny Rollins.

Come detto diversi jazzisti lo rifiutarono ed alcuni di loro, che peraltro avevano già militato nel movimento, crearono un nuovo stile.
Questo stile, che dalle sue caratteristiche melodiche e rilassate, prende il nome di cool jazz, si sviluppa tra la fine degli anni 40 e l'inizio degli anni 50.
La data di nascita convenzionale del movimento viene di solito fissata nel 1949 con la registrazione dell'album Birth of Cool di Miles Davis (nella foto sotto), suonato con Gerry Mulligan e Lee Konitz.

Altri protagonisti del cool: il trombettista Chet Baker (che si rivelò attraverso la sua partecipazione ad un famoso quartetto pianoless capeggiato da Gerry Mulligan) , i pianisti Lennie Tristano e il sassofonista Stan Getz.

Il cool jazz piaceva soprattutto ad un pubblico di nicchia, come era già accaduto per il bebop.

Il divorzio tra il jazz e il grande pubblico era definitivamente sancito.





Nello stesso tempo,siamo ormai all'inizio degli anni 50, i bopper sentivano il bisogno di una maggiore accettazione e, abbandonato il periodo della sperimentazione, iniziarono a creare formazioni con l'obiettivo di fare musica più orecchiabile.






Una scelta non destinata al grande pubblico, ormai attratto da altri generi e travolto dal grande boom del rock, quanto per quello colto di classe media che trovava nel jazz la colonna sonora ideale per le proprie serate.

Questo mentre lo stile di vita autodistruttivo dedito alla droga e all'alcool, iniziato da Parker,apriva vuoti tra le loro fila (moriranno tanti grandi artisti e lo stesso Parker a meno di 35 anni), nasce l'hard bop.
Nasce da diversi protagonisti del bebop, che non passando al cool, preferiscono modificarlo smussandone gli aspetti più spinosi, creando appunto il nuovo stile.

La musica jazz si può considerare un varco verso altri mondi musicali: un genere che, partendo dalle forme popolari del blues (si può dire che tutta la musica moderna nasca dal blues), incorpora gli spiritual e via via altre forme di musica nera, come ad esempio il ragtime degli anni venti, e arriva ad utilizzare una base comune come punto di partenza per modificare poi di continuo il modulo armonico.

Tutta la musica jazz è stata definita come colta, appunto per il presupposto della conoscenza della musica classica e dei vari generi musicali.






La mia storia finisce qui, dopo questi eventi e questi grandi nomi, il jazz si trasformerà ancora con il free jazz di Ornette Coleman, con il quale diventa qualcosa di astruso e assolutamente non comprensibile.







Dagli anni 60 in poi, ed è una opinione strettamente personale, perde completamente la sua prerogativa afro americana diventando qualcosa di diverso,una world music colta ed elitaria.
Viene composto ed eseguito in tutto il mondo e prende molteplici aspetti a seconda delle diverse tradizioni musicali e personali dei musicisti.

Il jazz è arrivato nel periodo d'oro ad un tale livello di perfezione di esecuzione e di composizione che non sarà più possibile superarlo.

Avremo ed abbiamo altri bravi esecutori ma non più artisti del calibro dei nomi che abbiamo letto e che saranno argomento dei prossimi articoli.
Il jazz oggi è un continuo ripetere il be bop, il cool e l'hard bop, se pur con le più fantasiose variazioni, qualcuna anche molto bella.

La stessa cosa accadrà, e lo vedremo insieme, al classic rock degli anni 70.

Quando si arriva a questi livelli, a questi talenti, a queste ispirazioni, quando si arriva al massimo, il resto non può che essere in discesa.

venerdì 4 maggio 2012

La Storia del Jazz, dal 1930 al 1940



Finiscono la depressione economica e il proibizionismo e la società americana inizia a cambiare, anche con la spinta delle nuove tecnologie.


La radio assume quel ruolo di diffusione, che era stato fino a poco prima esclusiva dei dischi e delle grandi orchestre.
Le emittenti trasmettevano dal vivo programmi come Let's Dance, famoso per aver fatto conoscere l'orchestra di Goodman, e davano la possibilità di arrivare, senza tourneè estenuanti, ai primi posti delle classifiche musicali.
Questo rese popolari i nomi di Benny Goodman, Artie Shaw, Duke Ellington,Count Basie, Ella Fitzgerald e Glenn Miller.

Il successo di questi programmi e delle orchestre che vi suonavano fu accompagnato dal diffondersi di nuovi balli, come lo swing che finì per dare al periodo il nome di "età dello swing".



Goodman, che assume Fletcher Henderson come arrangiatore, è il dominatore di gran parte del periodo, con un successo che culminò nel 1938 con un concerto nel tempio newyorkese della musica colta, la Carnegie Hall, concerto al quale Goodman fece partecipare come ospiti solisti provenienti da tutte le maggiori orchestre del momento.




La maggior parte delle orchestre fondeva lo stile di Chicago con l'organico delle orchestre da ballo.
Le formazioni più innovative, come quelle di Ellington e di Basie, iniziano invece a costruire quello che diventerà lo stile caratteristico di un'epoca, e questo mentre New York diviene il centro nevralgico della nuova musica.



La città aveva, con la sua vita notturna, spesso dominata dalla malavita, un grande bacino potenziale, la comunità nera di Harlem, dove il jazz inizia la sua evoluzione.




New York diventa così un vero e proprio laboratorio con lo swing nei grandi locali da ballo dei bianchi e la nuova musica che ad Harlem continua a crescere e a trasformarsi.

Nel 1935 i primi disordini razziali, come la rivolta dei neri proprio ad Harlem, fanno chiudere i locali per bianchi nei quartieri neri, tra cui il famoso Cotton Club.

La zona di Broadway diventa così il centro artistico che è ancora oggi, nascono decine di locali che hanno piccole formazioni jazz come attrazione principale: le stelle diventano Billie Holiday, Art Tatum, Fats Waller, Coleman Hawkins, Lester Young.

E' in questi ambienti che i neri andranno a riprendersi con il be bop la loro musica, è qui che il jazz perderà dopo la guerra il suo aspetto più commerciale, diventando quella musica colta ed impegnata, che siamo abituati ad ascoltare.


Lo stile che nasce in questi locali è rilassato e notturno, famoso il brano Body and Soul Data di Coleman Hawkins, uno dei primi artisti a rendere il sax tenore la voce dominante del jazz.

Anche Hollywood si accorge della nuova musica,inizia a produrre film che la vedono protagonista, la fa vedere ed ascoltare, chiama alcuni dei musicisti più in vista del momento a prendervi parte.


A Kansas City suona Count Basie, la sua musica si differenzia, ha uno stile più rivolto al blues e con caratteristiche meno urbane di quello newyorkese.

La segregazione razziale, che era stata fino ad allora la regola nelle orchestre di jazz così come dei locali, inizia in questi anni a perdere parte della sua compattezza.
Le orchestre iniziano ad avere musicisti sia bianchi che neri e direttori bianchi come Benny Goodman e Artie Shaw, portano in tourneè artisti afroamericani come Roy Eldridge e Billie Holiday.




Il grande successo dello swing vede come si è visto l'ingresso dei bianchi nel jazz, che ne stravolgono la natura e lo trasformano in musica da ballo.
Le grandi case discografiche investono nei nuovi nomi, lo swing piace ai bianchi che comprano i dischi e vanno nei grandi locali a spendere e a ballare.




I neri da inventori della nuova musica ne diventano i comprimari e anche i grandi nomi come Duke Ellington, uno dei grandi compositori del novecento,devono accettare la discriminazione razziale che li vede esibirsi senza però sostare nel locale.
Il nero doveva attendere nel camerino, uscire solo per lo spettacolo e poi andare subito via.
Il nero doveva essere simpatico ma non impegnativo, grande successo aveva la jungle, i brani tipo africa nera, che piacevano ai bianchi perchè li vedevano giusti per il nero che li suonava.

Tutto questo era la realtà, ma non si può per questo non considerare questa decade come una delle più belle della musica moderna, i brani che venivano suonati dalle grandi orchestre sono oggi dei classici intramontabili della storia della musica.

lunedì 2 aprile 2012

La Storia del Jazz, dalla nascita al 1930




Il jazz nasce a New Orleans nel quartiere a luci rosse Storyville.
Qui nascono le prime formazioni che suonano questa musica strana che verrà chiamata prima jass e poi appunto jazz.
Nasce nei bordelli come musica nera, popolare e di dubbia reputazione.





Il primo musicista ad essere indicato come musicista jazz e a cui è spesso attribuito il titolo di "padre del jazz" è Buddy Bolen che, internato in manicomio nel 1907, morì nel 31 senza lasciare registrazioni e poco prima che si iniziasse a riconoscere il suo ruolo pionieristico.

Nel 1906 Jelly Norton (nella foto sopra) afferma di averlo inventato nel 1902 quando compone il brano King Porter Stomp, uno dei primi brani jazz ad avere un buon successo commerciale.





Negli anni seguenti a New Orleans nascono molte formazioni che si dedicano alla nuova musica.






Una delle più importanti fu quella di Joe King Oliver (nella foto la sua band) che nel 1915 veniva chiamato il re della cornetta.








La parola jazz viene stampata per la prima volta da un quotidiano nel 1913.









La prima band riconosciuta come tale fù la Original Dixieland Jazz Band composta paradossalmente da soli bianchi ( e per questo naturalmente avvantaggiati) e diretta dal trombettista di origini italiane Nick La Rocca (nella foto).
Nel 1917 registra Livery Stable Blues, il primo brano jazz mai registrato, e due anni dopo è già in tournee a Londra.




Tra il 1910 e il 1920 molti afroamericani emigrarono dal sud al nord per cercare lavoro e delle condizioni di vita migliori.

Emigrarono anche molti musicisti di New Orleans, attratti dai maggiori guadagni e dalla decadenza della città storica del jazz, dove nel 1917 era stato chiuso Storyville, il famoso quartiere a luci rosse



La meta di molti fu Chicago, città che attrasse anche King Oliver, che crea una scuola da cui emergono molti protagonisti bianchi fra cui Pee Wee Russel.

Nel decennio che seguì il jazz aumentò la sua popolarità, affermandosi tra l'altro come musica da ballo e dilagando negli speakeasy, i locali in cui si vendva clandestinamente il liquore vietato dal proibizionismo.

Il successo fu talmente grande che molti protagonisti, fra cui Sidney Bechet (nella foto sopra), cominciarono ad essere richiesti anche fuori degli Stati Uniti.



Il suono di contrappunto e d'insieme delle formazioni di New Orleans, di diretta derivazione del blues, cede ora il passo ad uno stile in cui domina il solista: la figura centrale del periodo è Louis Armstrong (nella foto a lato) che con le sue storiche registrazioni del 1925 ne diventa il simbolo e uno dei primi grandi interpreti.



Armstrong è il vero fondatore del jazz come noi oggi siamo abituati ad ascoltare.

Nascono in questo periodo anche le prime big band, come quella di Fletcher Henderson, fra le cui fila suonò anche Armstrong.

La stampa incorona "Re del Jazz" Paul Whiteman (stranamente bianco) il direttore d'orchestra noto solo per aver commissionato a George Gershwin il brano Rapsodia in Blu, un brano storico che per primo inserisce elementi jazzistici in una composizione di derivazione classica.

New York con le sue numerose sale da ballo e locali notturni, acquisisce in questi anni un ruolo centrale che non abbandonerà più, è qui che Henderson stabilisce la sua orchestra ed è qui che si trasferisce il giovane Duke Ellington.

Tutti si erano accorti del jazz, tutti lo ascoltavano e ne parlavano.

Sono gli anni che vedono anche la nascita dell'industria discografica: nel 1920 la cantante blues Mamie Smith incide Crazy Blues, che vende un milione di copie e fa decollare il settore delle incisioni dedicate ai neri,che verranno poi chiamate, con un termine molto razzista, "race records".

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