sabato 7 dicembre 2013

I Grandi del Jazz: 26 - Stan Getz






Stanley Gayetsky (1927-1991) suona il sassofono tenore, il suo stile ricco di calore e lirismo si abbinava perfettamente a quel Cool Jazz di cui stato uno dei massimi esponenti.







Inizia a suonare molto giovane, a sedici anni entra nel gruppo di Jack Teagarden, passa poi con le principali orchestre del tempo, facilitato in questo dal fatto di essere bianco.

Nel 1944 con Stan Kenton, nel 45 con Jimmy Dorsey e nel biennio 45-46 con quella di Benny Goodman.



Nel 1947 suona con Tommy De Carlo, viene scelto da Woody Herman per la sua grande orchestra, dove diventa voce solista.
Insieme poi ad altri tre sassofonisti Herbie Steward, Zoot Sims e Serge Chaloff forma il Four Brothers Sound, famoso è il loro brano Four Brothers.





La sua carriera,sempre ostacolata dal consumo di eroina, viene in parte offuscata da un momento storico che vede sulla scena musicale tanti giganti insieme: insieme a lui escono Sonny Rollins e John Coltrane, che condizionano lo stile del sassofono tenore e l'evoluzione del jazz stesso.
Anche nel Cool il suo ingresso coincide con quello di Gerry Mulligan, grande sperimentatore e forse più personaggio, diventerà il vero emblema della corrente.
Un Mulligam che però non riuscirà mai ad arrivare ad egualiare i suoi assoli e il suo livello artistico.






Nel 1958 Stan si stabilisce in Danimarca in modo da sfuggire alla legge americana che lo perseguiva per spaccio e consumo di eroina.








Ritorna dopo tre anni ma non riesce a trovare ingaggi, è passato di moda, suona in locali semivuoti, si deve accontentare di paghe decurtate.
Il Cool è in crisi, si afferma l'Hard Bop ma soprattutto è il Free Jazz che inizia a dilagare, con poco o niente successo commerciale, ma confondendo la mainstream, la strada maestra del jazz, creando confusione fra le nuove leve.

Gli artisti della vecchia guardia iniziano a studiare come coniugare il jazz ad altri generi musicali, fra tutti la più utilizzata sarà la musica popolare brasiliana.






Nei primi anni sessanta il chitarrista Charlie Byrd,in tourneè in Brasile, ascolta per la prima volta la bossa nova di Joao Gilberto.







Gilberto suona la chitarra utilizzando la batida,un modo particolare di usare la mano destra sulle corde senza arpeggio ma alternando il pollice sui bassi e pizzicando le corde con le altre dita, spesso con il tapping della mano sinistra.





Ritorna negli Stati Uniti e si incontra con Getz, nasce così l'album Jazz Samba con brani di Antonio Carlos Jombin.





L'album con il singolo Desafinado ha uno straordinario successo commerciale tanto da essere ritenuto il disco di jazz più venduto di ogni tempo.

Stan Getz dopo anni di oscuramento,nei quali aveva perso lo scettro di sassofonista più popolare nei confronti di John Coltrane, torna ad essere acclamato e ricercato da locali e discografici.
Il successo traina anche l'album precedente Focus del 1961, lavoro molto bello arrangiato splendidamente con una orchestra d'archi da Eddie Sauter, già arrangiatore di Benny Goodman.



Nel 1963 Getz/Gilberto, altro grande successo con Joao Gilberto, la moglie Astrud e Jobim.

The Girl From Ipanema cantata da Astrud ripete il successo e diventa il brano brasiliano più popolare in assoluto.





Nello stesso anno Jazz Samba Encore con Luiz Bonfà e Antonio Carlos Jobim.
Iniziano una serie molto fortunata di tourneè in tutto il mondo, Stan e Gilberto hanno uno straordinario successo.

Nel 1966 esce Getz/Gilberto#2, registrato alla Carnegie Hall, famoso concerto ritenuto l'apice dell'avventura brasiliana.

La fortunata collaborazione finisce improvvisamente per un motivo molto prosaico: Gilberto scopre la relazione fra sua moglie Astrud e Stan.




Seguono anni di successo altelenante, ripete in giro per il mondo gli stessi brani, ma non è più la stessa cosa e poi non riesce a smettere di drogarsi.

Ma è una vera stella del jazz e cerca nuove strade: suona con Chick Corea, prova la Fusion, elettrifica il suo sassofono.





Il suo fisico è provato da tanti anni di droga e nel 1987 decide seriamente di disintossicarsi.

Inizia una splendida collaborazione con il pianista Kenny Barron.





Il suo ultimo concerto è del marzo 1991,dopo l'uscita del suo album People Time.
Un concerto stupendo dove Stan,ormai in fase terminale per un devastante tumore al fegato, suona con un lirismo senza eguali.

Kenny Baron al piano gli fornisce uno splendido supporto, e lui riesce a tirare fuori tutta la sua classe, unita a tanta malinconia.





Suona una musica eterna, brani unici, fra tutti First Song, in quello che è poi diventato il suo testamento musicale.










Muore tre mesi dopo, a giugno dello stesso anno.

martedì 5 novembre 2013

I Grandi del Jazz: 25 - Miles Davis




(1926-1991) compositore e trombettista, è considerato uno dei più influenti, innovativi ed originali e geniali musicisti di questo secolo.




Dotato di uno stile inconfondibile ed una incomparabile gamma espressiva, per quasi trent'anni è stato una figura chiave del jazz e della musica moderna.

Nel 1943, a 17 anni, suona con Eddie Randle dove incontra Fats Navarro con il quale diventerà grande amico.
Più tardi racconterà nella sia biografia che all'epoca possedeva in tutto tre dischi, uno di Lester Young, uno di Coleman Hawkins e uno di Duke Ellington, artisti che sono stati le basi del suo stile.




Nel settembre del 44 dopo il diploma, si trasferisce a New York per studiare ma soprattutto per suonare con Charlie Parker e Dizzy Gillespie.





Suonavano tutte le sere dalle 21,00 alle 05,00 del mattino, suonavano con Thelonius Monk, suonando e studiando, bevendo e facendo uso di droga, sempre più pesante.

Il be bop e tutto il jazz moderno nascono da queste folli session.

Davis è un continuo laboratorio e nello spirito più puro del jazz, continuerà sempre a studiare,a creare nuovi stili, sperimentando sempre, senza fermarsi.
Grazie a lui nasce il cool,l'hard bop, il modal,il jazz elettrico o jazz-rock e il fusion.
Praticamente tutto lo sviluppo della musica nel periodo d'oro degli anni 60 e 70 gira attorno a Mile Davis.




La sua fama di strumentista dalle sonorità inconfondibilmente languide e melodiche, il suo atteggiamento innovatore (peraltro mai esente da critiche), la sua figura di personaggio pubblico,hanno creato il mito già dai primi anni '60.




Il suo è un caso abbastanza raro: fu infatti uno dei pochi jazzmen in grado di realizzarsi anche commercialmente e forse l'ultimo ad avere anche un profilo di star dell'industria musicale.

Grande leader e trascinatore,dotato di una personalità laconica e difficile, spesso scontrosa, accentuata da una voce roca e raschiante, era nella realtà una persona timida, gentile e spesso insicura, che utilizzava l'aggressività come difesa.
Come strumentista Davis non fu mai un virtuoso, ma è tuttavia considerato da molti uno dei più grandi trombettisti jazz, non solo per la forza innovatrice della composizione, ma anche per il suo suono, che divenne praticamente un marchio di fabbrica , che in dischi come Kind of Blue trova la sua massima espressione.





Nel maggio del 1945 entra per la prima volta in sala d'incisione al posto di Gillespie che lascia il gruppo di Parker per problemi caratteriali.






Problemi, legati anche al consumo di eroina, che nel 1948 lo convincono a lasciare anche lui e a formare con Gil Evans un gruppo insolito, un nonetto con tuba e corno francese.
Con questo gruppo incide il famoso Birth of the Cool, con il quale realizza la sua prima evoluzione, la corrente chiamata appunto cool jazz.

Gli inizi degli anni 50 sono il primo periodo della sua graduale sparizione dalle scene,debilitato da una seria dipendenza dall'eroina e dall’alcool,decide di curarsi.





Nel 1954 riesce a vincere la fase acuta della dipendenza con l'aiuto e l'incoraggiamento del padre e per diversi mesi, per evitare ricadute, si isola completamente dal suo ambiente, rimane lontano dalla scena di New York fino a che non si sente pronto a ricominciare.





Nonostante questi problemi gli anni fra il 1950 e il 1954 rimangono un periodo molto importante per la sua evoluzione, non tiene spettacoli dal vivo ma incide molto in studio e collabora con diversi artisti.
I lavori di questi anni fotografano bene la sua personalità, studia moltissimo, pone le basi per i suoi lavori sia come compositore che come solista.
Come compositore conclusa l'esperienza iniziata con i complessi arrangiamenti di Birth of the Cool, passa a strutture armoniche semplici a cui sovrappone melodie lineari e aggraziate, che permettono una grande libertà di variazione in sede di esecuzione.
Come solista mette a punto il materiale che per molti anni elaborerà e sfrutterà nei suoi assoli, come nella title track di Walkin' e le due versioni di Bag's Groove.
Allo stesso modo affina il suo approccio alle ballad, che saranno il suo cavallo di battaglia fino a quando, all'inizio degli anni '80, deciderà di non suonarle più.


Per il suo ritorno alla ribalta sceglie il Festival di Newport del 1955 dove ottiene un grande successo con il suo leggendario assolo su Round Midnight accompagnato al piano da un grande Thelonious Monk.


Nel 1955 forma un quintetto con John Coltrane.
E' con questo gruppo che consolida il suo suono limpido, privo di vibrato, molto spesso ammorbidito dall'uso di una sordina Harmon, con un fraseggio rilassato.
Questa sonorità è così caratteristica da far classificare come "davisiano" ogni trombettista che vi si avvicini anche occasionalmente.

Nel 1957 scioglie il gruppo per i soliti problemi legati alla droga, lo riformerà l’anno dopo e con la presenza di Cannonball Adderly incide il suo capolavoro, l’album Milestones.

Nel 1959 incide Kind of Blue, un album che rivoluziona il jazz e che inaugura il modale.





Nel 1963 forma un nuovo quintetto con il quale incide lo stesso anno Seven Steps to Heaven e My Funny Valentine l’anno dopo, poi Four & More e In Europe nel 1964.
Questi album, che sono spesso considerati di transizione, sono il canto del cigno dell'hard bop.





Seguono, tra il 1966 e il 1968, altre produzioni di ottimo livello: Miles Smiles, Sorcerer, Nefertiti, Miles in the Sky e Files de Kilimanjaro, che vedono, negli ultimi due lavori, l'inserimento di strumenti elettrici (pianoforte, chitarra e basso) in un chiaro anticipo della fase fusion della sua carriera artistica.

Nel 1965 riprendono i problemi con la droga che lo costringono a fermarsi.

Alla fine degli anni 60 incide In a Silent Way e Bitches Brew, che fondendo per la prima volta alla perfezione il jazz con il rock, pongono le basi di un genere che sarà conosciuto semplicemente come fusion.
Bitches Brew è il suo primo disco d'oro, vende più di mezzo milione di copie, e lo proietta tra le stelle della scena rock.






Inizia a partecipare ai grandi concerti allora in voga, suona con i Grateful Dead, con Carlos Santana e con Steve Miller, accetta ingaggi ridotti pur di poter prendere parte a questo tipo di manifestazioni.






Le sue partecipazioni gli mettono contro tutti i puristi del jazz che lo accusano di essersi venduto, lo criticano per i suoi guadagni.

Nel 1970 prende parte al più grande festival rock della storia, quello dell'Isola di Wight, davanti a 600.000 spettatori.
Durante il concerto si accorda con Jimi Hendrix per un progetto discografico, purtroppo l'idea non vedrà mai la luce per la morte pochi mesi dopo del grande chitarrista.

Nel 1975 Miles inizia a ridurre la sua produzione discografica, il suo fisico è debilitato da anni di alcool e droga, è tormentato da diversi malanni: diabete, artrite (a causa della quale l'anno dopo dovrà operarsi all'anca), ulcera e problemi renali.
E' depresso, continua a drogarsi (soprattutto cocaina, marijuana e narcotici) e beve in maniera smisurata.





I suoi concerti vengono regolarmente stroncati.
La fusion che ha inventato dilaga, come già era accaduto per il cool jazz e per tutte le sue intuizioni.







Non gli sembrava giusto che i suoi ex musicisti ne godessero i frutti, pensava di non ricevere abbastanza riconoscimenti, pensava che il suo immenso talento, di cui si rendeva benissimo conto, non venisse universalmente apprezzato e questo nonostante guadagnasse più di mezzo milione di dollari l'anno, una somma enorme per l'epoca.

Si ritira dalle scene e smette di studiare e di esercitarsi.

I cinque anni che seguono sono un periodo di totale dipendenza dalla droga, dal sesso, dai comportamenti psicotici e dal graduale, crescente isolamento, che lo porta lontano da tutto e da tutti.

La sua assenza crea clamore e la sua leggenda continua a crescere.

Nel 1981 torna alla musica ma è l’ombra di sè stesso anche se i suoi album ottengono comunque un buon successo commerciale.






Nell'estate del 1991, i suoi amici ed ex collaboratori organizzano per lui un grande concerto nel corso del quale, per la prima volta dopo anni, accetta di suonare di nuovo i pezzi che lo avevano reso famoso ai tempi dei due quintetti.





Il 28 settembre 1991 un attacco di polmonite lo stronca all'età di 65 anni.

Nel 1992 esce postumo l'album Doo-Bop, il suo ultimo lavoro, dove per l'ennesima volta Miles inventa un nuovo genere musicale, l'Acid Jazz (un jazz che si miscela al funk, hip hop e rap).

Un artista che ha rappresentato come nessun altro lo spirito puro di questa musica, un vero artista che non ha mai smesso di studiare e di sperimentare.
Un artista fermato anche lui come tanti altri dalla droga, droga che lo ha sempre condizionato, che lo ha costretto a fermarsi per diversi anni, che ha bloccato la sua continua evoluzione.

Rimane la sua impronta indelebile e i suoi lavori ancora oggi oggetto di studio, lavori che fanno parte integrante della storia della musica.

giovedì 3 ottobre 2013

I Grandi del Jazz: 24 - Oscar Peterson




Oscar Emmanuel Peterson nasce a Montreal in Canada nel 1925, uno straordinario virtuoso del pianoforte e un grande compositore.




Fondamentale nello studio del jazz e ritenuto uno dei migliori pianisiti della musica moderna.
Un artista che ha fatto scuola, la sua sbalorditiva tecnica pianistica di derivazione blues lo rende subito riconoscibiule in qualsiasi contesto.
I suoi testi di esercizi jazz per giovani pianisti sono ancora oggi utilizzati da chiunque voglia suonare il pianoforte.




Nel 1939 vince un concorso per diliettanti,la passione per il jazz lo convince ad intraprendere una delle carriere più brillanti di tutta la musica afroamericana.




Il grande jazz è negli Stati Uniti, gli chiedono di trasferirsi a New York ma il giovane Oscar rifiuta qualsiasi offerta e rimane a Montreal dove forma un trio con Bert Brown al basso e alla batteria Frank Gariepy che verrà poi sostituito da Roland Verdon e da Russ Dufort.






Inizia ad avere un grande successo, la fama di questo ragazzo prodigio varca i confini e se ne comincia a parlare dovunque, sostenuto da gente come Duke Ellington e da Coleman Hawkins.






La grande svolta è del 1949 quando il grande impresario Norman Granz finalmente lo convince a seguirlo negli States.
Nel settembre dello stesso anno il grande debutto alla Carniegie Hall di New York nell'ambito della rassegna fondata da Granz stesso Jazz at Philarmonic.



Il successo è immenso, il giovane Oscar diventa quello che tutti gli riconoscono: il più grande pianista jazz dai tempi di Art Tatum.




E proprio l'avvicinamento a Tatum il suo più grande premio, Oscar lo ha sempre considerato il suo maestro, la sua tencica formidabile deve molto all'arte di Tatum.

Nel 1950 è già in sala d'incisione e con al basso Ray Brown e poi Major Holley registra una splendida versione di Tenderly che diventa subito un grande successo.




Nel 1952 torna al trio, che sarà la sua formazione preferita,si aggiunde il chitarrista Herb Ellis, nasce così uno dei migliori gruppi jazz degli anni 1953-1958.
Nello stesso periodo suona con Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Lester Young e Gerry Mulligan.




Nel 1958 Herb Ellis passa con la Fitzgerald e Oscar decide di eliminare la chitarra e di utilizzare la batteria con Ed Thigpen.




Il cambiamento è notevole, il pianoforte diventa ancora di più centrale, è la base dell'andamento ritmico,il suo stile arriva a sfiorare il funky.

Thigpen rimane fino al 1965, poi seguiranno Bobby Durnham, Ray Price e i bassisti Sam Jones e George Mraz.




Nel 1960 fonda la Advanced School of Comtemporary Music, un centro di studio per giovani musicisti, nella quale insegna lo stesso Peterson e i collegi del trio, insieme ad altri musicisti canadesi.
La scuola ha subito successo ma Peterson è sempre in giro per il mondo e non ha tempo per occuparsene,dopo 4 anni chiude.





Nel 1964 registra il famoso Canadian Suite, il massimo livello delle sue qualità compositive.

Nel 1965 registra With Respect to Nat, in ricordo della scomparsa di Nat King Cole,meno prestigioso ma particolare, è uno dei pochi casi in cui si esibisce anche come cantante.




Negli anni '70 è molto attivo, suona con il chitarrista Joe Pass e il bassista Niels Pedersen, registra in duo con Count Basie, duetta con grandi trombettisti come Dizzy Gillespie e Roy Eldrige.



Incide molto la sua discografia è vastissima e tutta di ottima qualità, da ricordare album storici come At Zardi’s del 1955, The Oscar Peterson Trio At The Concertgebouw del 1958, Plays Porgy & Bess del 1959, Oscar Peterson Plays Duke Ellington Song Book del 1959, nonchè i pluricelebrati Night Train del 1962 e Oscar Peterson Trio Plus One del 1964.


Negli anni '80 ha problemi di salute e dirada molto la sua attività.

Nel 1990 uno stupendo ritorno,incide 4 album molto belli con gli amici Ray Brown e Herb Ellis.






Nel 1993 ha un ictus da cui non guarirà mai completamente e che gli lascia la mano sinistra paralizzata.






Inizia la ginnastica riabilativa ma la mano non tornerà più quella di prima, riprenderà faticosamente a fare concerti forte solo di un talento straordinario.

Gli ultimi concerti lo vedono suonare praticamente con la sola mano destra e così menomato riuscire ancora ad incantare le platee.

Plateee incantate da un talento immenso, forse troppo al servizio dello spettacolo e dell'esibizione tecnica fine a sè stessa, ma rapiti dalla nostalgia di ascoltare un jazz che scomparirà con lui, ultimo dei grandi artisti di questa musica.

Muore nel 2007 per una insufficienza renale.

martedì 3 settembre 2013

I Grandi del Jazz: 23 - Sonny Rollins




Theodore Walter Rollins nasce nel 1930, sassofonista, uno dei più capiscuola dell'hard bop.

Inizia a suonare da bambino prima il sassofono contralto per passare definitivamente al sax tenore nel 1946, quando entra nel suo primo gruppo gli Harlem Rollin'.




Grande perfezionista studia attentamente gli idoli del sassofono degli anni 40, da Coleman Hawkins,a Lester Young,a Charlie Parker, ne prende spunto, ne sintetizza gli stili fino a formarne uno suo assolutamente innovativo.



Nel 1949 raggiunge un notevole livello di perfezione, suona con Bud Powell, Fats Navarro e J.J. Johnson.

Nei primi anni '50 suona con gli artisti suoi coetanei che scriveranno con lui la storia di questa musica, suona con Miles Davis, con cui si troverà spesso nel corso degli anni, e con Thelonius Monk.








La sua bravura diventa leggendaria, bravura ottenuta non solo da un talento innato, ma soprattutto da uno studio che non si è mai fermato e che anzi negli anni lo porterà a fermarsi, a prendersi dei periodi sabbatici dedicati allo studio, alla riflessione, alla filosofia orientale.





Memorabili le sue esercitazioni notturne sul famoso ponte dell'Est River, il Williamsburg Bridge, o altrettanto famose le sue esibizioni al Museo di Arte Moderna di New York dove suonava da solo tenendo delle vere e proprie lezioni di musica.




Nel 1954 registra con Miles Davis l'album Bags' Groove dove suona in brani come Oleo, Doxy e Aireign, nel 1956 con Thelonius Monk registra Brilliant Corners.

Sono i primi suoi lavori come solista che dimostrano lo straordinario livello di perfezione raggiunta sia conme strumentista che come compositore.



Nel 1955 entra nel quintetto di Clifford Brown e Max Roach.




Iniziano una serie memorabili d'incisioni che lo poiettano nel firmamento del jazz come il miglior sassofonista dai tempi di Charlie Parker.




Nel 1956 registra uno splendido album entrato nella storia Saxophone Colussus e nello stesso anno lo splendido Tenor Madness dove in un brano suona con John Coltrane.




Nel 1958 un altro capolavoro Freedom Suite.

Nel 1959, già all'apice della carriera, si prende due anni di riposo per studiare il rapporto fra improvvisazione e struttura, ricomincia a studiare lo strumento dalle basi teoriche.





E' in questi due anni che per evitare le proteste dei vicini si esercita sul ponte dell'East River, dove spesso lo raggiungeva Steve Lacy che con il suo sax soprano era anche lui in una fase di studio e di riflessione.




Ritorna sulle scene ed inizia a suonare con due sideman di Ornette Coleman, il trombettista Don Cherry e il batterista Billy Higgins.





Incide con loro sei album, il più bello è The Bridge del 1962, così intitolato a ricordo delle mitiche sedute al Williamsburg Bridge.

Si ritira nuovamente dal 1969 al 1971, ritorna ma inizia a suonare con giovani band un jazz molto commerciale, quasi fusion.

E' un periodo che non è stato mai compreso fino in fondo, pubblica ben 18 album, di cui 5 live, di qualità molto scarsa e certamente non all'altezza della sua carriera e della sua arte.







Nel 1985 incide The Solo Album e nel 2000 vince il Grammy Award per This Is What I Do.








Negli ultimi anni è tornato al suo jazz,ha ripreso a fare concerti, dimostrando che anche da over 70 rimane il numero uno dello strumento principe del jazz.

Ha ripreso alla grande, è tornato a fare musica e nello spirito più puro del jazz, elaborando i suo brani e la sua musica, trasformandola, con quella improvvisazione basilare per questa musica, di cui rimane un grande maestro.






Nel 2007 è uscito il suo ultimo album da studio Sonny Please, un disco molto bello, dal suono classico, dove suona con un quintetto pianoless 7 brani di cui 4 originali da lui composti e 3 cover tutte ballads.





Un album registrato quando aveva 76 anni, e dove suona con la stessa energia e con la stessa passione, a livelli che può permettersi solo un grande uomo e un grande musicista.

Nel 2010 ha festeggiato il suo ottantesimo compleanno con un tour che il 16 novembre lo ha visto partecipare al Bologna Jazz Festival.

E' ancora in stupenda piena attività.


Discografia Essenziale

1951 - Sonny Rollins Quartet 1951 - Sonny Rollins with the Modern Jazz Quartet 1954 - Sonny Rollins Quintet
1956 - Saxophone Colossus 1956 - Tenor Madness (con in un brano JohnColtrane) 1957 - Way Out West (con Ray Brown e Shelley Manne)
1958 - Freedom Suite (con Oscar Pettiford e Max Roach) 1962 - The Bridge 1962 - The Quartets Featuring Jim Hall 1962 - What's New? 1962 - On the Outside (con Don Cherry) 1963 - Sonny Rollins 1964 - Sonny Rollins & Co.
1985 - The Solo Album 1987 - Dancing in the Dark 1995 - Without a Song 2000 - This Is What I Do 2006 - Sonny, Please

venerdì 2 agosto 2013

I Grandi del Jazz: 22 - Eric Dolphy





(1928-1964) polistrumentista, un genio della musica dotato di un talento smisurato,virtuoso del sax alto, flauto, ottavino,clarinetto e clarinetto basso.




Un uomo dal carattere difficile, un grande artista, e purtroppo come tanti nel jazz, sempre condizionato dal consumo di eroina.
Una vita piena di difficoltà, divisa fra alcool e droga, un copione già descritto per altri grandi artisti, una carriera breve ma importante per la musica moderna.



Una vita molto simite a quella di John Coltrane, coetanei, muoiono con pochi anni di differenza, con la stessa tragica fatalità.




L'impatto di Dolphy però non ha avuto la stessa influenza, mentre Coltrane sconvolge ma viene subito riconosciuto come un maestro, Dolphy non viene accettato dai puristi e dai critici, la sua musica sembra un ibrido fra jazz e musica da camera, difficile da inquadrare in uno stile ben preciso.

La critica non ha mai considerato i suoi lavori come parte integrante della musica afro americana.

Oggi viene riconsiderato e una rilettura attenta riesce a capire le caratteristiche di questo straordinario polistrumentista capace di mettere la sua firma su ogni nota, un musicista completo come pochi altri.





Non è casuale la sua affinità con personaggi come Charles Mingus, altro grande artista dalle caratteristiche inimitabili o con John Coltrane, alla continua ricerca sempre di nuove sperimentazioni.







Inizia a suonare molto giovane, entra nelle Bebop Big Band di Gerald Wilson e Roy Porter e nelle prime incisioni suona il clarinetto soprano e il sassofono baritono.

Collabora con il Chico Hamilton Quintet con il quale incide due splendidi albums Newport Jazz Festival e The Original Ellington Suite.




Fondamentale è l'incontro con Charles Mingus, con il quale nasce una vera simbiosi, due geni che si comprendono perfettamente.

Nascono albums che hanno fatto la storia di questa musica:Mingus at Antibes, Charles Mingus presents Charles Mingus, The Great Concert, Mingus Mingus Mingus Mingus.




E' stato anche un ottimo sideman, molto richiesto per le sue grandi doti di solista: con Max Roach incide Percussion Bitter Sweet, con John Lewis Wonderful World of Jazz, con Oliver Nelson tre albums More Blues and the Abstract Truth, Screamin' the Blues e Straight Ahead, con John Coltrane lo splendido Olè.





Come leader inizia ad incidere nel 1959 per la Prestige Recods e fino al 1961 registra 13 albums, tutti molto belli e curati.

I primi lavori sono Outward Bound e Out There.






Nel primo suona con Freddie Hubbard alla tromba, nel secondo con Ron Carter al violoncello.

Dolphy, come farà sempre nelle sue registrazioni, suona il clarinetto basso, il clarinetto, il flauto e il sassofono.






In Far Cry suona con Booker Little, un trombettista che aveva conosciuto tramite Max Roach e Coltrane.








Booker, dotato di una notevole tecnica, suona per solo 4 anni, muore a 23 anni per uremia.

Il suo stile molto particolare al limite dell'hard bop ha contribuito alla nascita del modale.

Il modale nasce in quegli anni e si basa sul libro di teoria musicale di George Russel.
La nascita discografica viene normalmente identificata con Kind of Blue che Miles Davis pubblica nel 1959.
Altri lavori importanti per comprendere il movimento sono due albums di John Coltrane My Favourite Things del 1960 e Impressions del 1963.







Nel 1963 Dolphy incide Iron Man e Conversatios con al piano un giovane Herbie Hancock.







Il suo capolavoro è Out of Lunch del 1964, considerato uno dei più grandi album del jazz anni 60.

In Out of Lunch,inciso per le Blue Note, suona con Freddie Hubbard, Bobby Hutcherson, Richard Davis e Tony Williams.







Dopo la registrazione parte per un tour europeo con l'amico Charles Mingus, insieme registrano dei live stupendi condensati nel celeberrimo album The Great Concert of Charles Mingus.






Non torna in America, rimane in Europa dove registra un ottimo Last Date con Misha Mengelberg e Han Bennink.

E' il suo ultimo lavoro, nello stesso anno, è il 1964, cade in coma diabetico mentre era in albergo a Berlino.

La malattia che lo uccide non viene diagnosticata,i medici credettero di trovarsi di fronte ad un classico caso di overdose da parte di un musicista nero.





Muore così a 36 anni appena compiuti un artista che ha lasciato una grande impronta nello sviluppo e nell'evoluzione di questa musica.






Un artista non compreso, un polistrumentista eccezionale.

Una dedica postuma ad Eric Dolphy arriva da Frank Zappa nel 1970 con The Eric Dolphy Memorial Barbecue, un brano free jazz pubblicato nell'album Weasels Ripped My Flesh.

venerdì 5 luglio 2013

I Grandi del Jazz: 21 - Charles Mingus






(1922-1979) virtuoso del contrabbasso, compositore di enorme portata, stupendo pianista,personaggio chiave della musica contemporanea.





Inizia molto giovane e muove i primi passi come artista nell’ambito della musica sacra nera.

Ascolta spirituals, gospel e blues, ma soprattutto segue Duke Ellinngton che eserciterà su di lui una profonda influenza e che sarà sempre da esempio per le sue composizioni.

Meticcio, soffre moltissimo gli atteggiamenti di razzismo nei suoi confronti sia da parte dei bianchi che da parte dei neri, diventa la sua ossessione, vuole primeggiare ad ogni costo, si mette a studiare in modo forsennato.




Genio pazzo e arrabiato, dotato di un talento naturale incredibile, studia composizione, prende lezioni di trombone e violoncello per passare poi al contrabbasso.
Dopo il contrabasso, di cui diventa un autentico virtuoso, inizia a studiare pianoforte e diventa anche uno stupendo pianista.





Negli anni 40 suona con band importanti e collabora con artisti del calibro di Louis Armstrong e Dinah Washington.

Nel 1947 entra nell'orchestra di Lionel Hampton ma è già leader di propri gruppi ed ha già fatto le sue prime composizioni.



Si trasferisce a New York nel periodo del bebop e incomincia a suonare con Charlie Parker, Miles Davis, Bud Powell ma soprattutto con il suo mito Duke Ellington.



Forma un trio con Red Norvo al vibrafono e Tal Farlow alla chitarra e suona un cool bop da camera molto particolare.

Nel 1952 fonda insieme a Max Roach la Debut Records, etichetta indipendente dall'esistenza difficile che ha come obiettivo la diffusione del classic jazz.





Nel 1953 partecipa a Toronto a un concerto storico con Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Bud Powell e Max Roach, in quello che sarà considerato il canto del cigno del bop.





Nel 55 registra con la sua etichetta il famoso album Mingus at the Bohemia in collaborazione con lo stesso Roach, mentre nel 1956 esce Pithecanthropus Erectus, prezioso lavoro dove riesce a coniugare il jazz vecchia scuola con l'ormai dilagante free jazz.





In questa fase della sua vita artistica, Mingus collabora con musicisti dotati di singolare genialità e talento come Roland Kirk, Horace Parlan, Mal Waldron ma soprattutto con il grande polistrumentista Eric Dolphy.







E proprio con Dolphy nasce una perfetta sintonia, le loro differenti ed estreme personalità artistiche diventano complementari, due artisti vulcanici e virtuosi, difficili e dotati di una tecnica straordinaria, hanno dato alla luce album destinati a scrivere la storia del jazz come Charles Mingus Presents Charles Mingus del 1960 e The Great Concert of Charles Mingus del 1964.

Nel 1963 registra il suo capolavoro The Black Saint and the Sinner Lady.






Il periodo più creativo di Mingus, ricco di composizioni e di sperimentazioni sia discografiche che in concerto si chiude in modo emblematico con la tournée in Europa dell'aprile 1964.






Per l'occasione raduna un sestetto formidabile, anche se forse non perfettamente amalgamato: alla sezione ritmica,oltre a Mingus, Richmond e Byard, ai fiati Dolphy, al sassofono tenore Clifford Jordan e alla tromba Johnny Coles.

I concerti sono documentati dal famoso triplo album The Great Concert of Charles Mingus, di cui abbiamo già parlato.





Il tour è condizionato dalle intemperanze di Mingus, costellato di incidenti che culminano nel ricovero d'urgenza in ospedale di Coles, dall'uso della droga, da due geni pazzi e arrabiati come Mingus e Dolphy.







Quando la band fa ritorno negli USA, Dolphy non è con loro, rimane e forma un suo gruppo con il pianista Misha Mengelberg, il bassista Jacques Schols e il batterista Han Bennink .

Il 28 giugno del 1964 Dolphy massacrato dall'uso dell'eroina viene colto da un attacco di iperglicemia diabetica a Berlino, cade in coma e il giorno dopo muore.
Una settimana prima aveva compiuto 36 anni.






La morte di Dolphy è come un macigno, Mingus cade in una profonda crisi, comincia per lui un periodo molto buio, economicamente precario, in conflitto con le case discografiche, non riesce più a suonare.






Il problema più grave diventa però la sua instabilità psichica e l'abuso di psicofarmaci che lo riducono in uno stato di perenne incoscienza.

Nel 1971 pubblica la sua biografia, Peggio di un Bastardo e pubblica un nuovo ottimo album Let My Children Hear Music.




Riprende a lavorare con rinnovata fiducia e,nonostante le difficoltà,compone altri due validi lavori come Changes One e Changes Two.




Nel 1977 gli viene diagnosticato il morbo di Lou Gehrig,una grave forma di sclerosi.

Inizia a lavorare con Joni Mitchell, gli affida alcune sue composizioni perchè lei ne scriva i testi, ma non riesce a vederne la conclusione, muore nel 1979 per un infarto e le sue ceneri vengono sparse sul Gange.

L'ultimo suo album Mingus verrà pubblicato postumo dalla Mitchell.

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