martedì 4 giugno 2013

I Grandi del Jazz: 20 - John Coltrane




John William Coltrane (1926-1967) sassofonista.


Trane è stato uno dei più importanti innovatori degli anni 60 ponendosi come cerniera tra la poetica de bebop e la rivoluzione del free jazz.





Il passaggio breve ma intenso di questo grande musicista ha marcato un profondo divario tra la musica degli anni 50 e quella degli anni seguenti: in appena un secolo di storia, il jazz si è trasformato da musica popolare in musica colta.
Un passaggio,come detto più volte, non voluto nè cercato, ma conseguenza di un pubblico diverso, di un mercato discografico che spinge solo al profitto, di una musica che non ha più artisti veri, ma solo repliche ben confezionate dall'industria.

La musica dagli anni 80 ad oggi non ha più il genio, il talento vero che suona da bambino e che ha davvero la musica nel sangue.
La musica oggi è diversa, è alla portata di tutti e questo è un bene,ma ha perso la sua esclusività e la paghiamo con la mancanza assoluta di talenti naturali.




Il giovane Trane nasce nella musica, il padre suona diversi strumenti e trasmette al figlio la passione verso il clarinetto e il corno.
Nelle scuole superiori segue Lester Young e Johnny Hodges che lo spingono verso il sassofono alto.




Dopo la guerra entra nella Eddie "CleanHead" Vinson Band e suona il sax tenore, passa poi con Jimmy Heath ed inizia la sua passione per l'improvvisazione.

Nel 1948 entra a far parte dell'orchestra di Dizzy Gillespie in cui suona il sax contralto.
Sono anni di pieno be bop anche se si sente nei suoi assoli la voglia di qualcosa di diverso.
Nel 51 l'orchestra si trasforma in un settetto e Coltrane passa nuovamente al sax tenore: con questa formazione registra il suo primo brano.



Nel 52 entra nel gruppo di Earl Bostic, ma un anno dopo inizia ad avere problemi con il consumo di eroina e viene licenziato dal gruppo.

Iniziano purtroppo i suoi problemi con la droga dalla quale non ne uscirà mai completamente e che lo porteranno ad una fine prematura.



Nel 55 Sonny Rollins si ritira temporaneamente dalle scene,come spesso era abituato a fare, e Miles Davis lo ingaggia.

L'incontro fra questi due geni della musica è qualcosa di sensazionale, Davis molto pragmatico aveva un concetto di musica diverso,i suoi brani si ascoltavano come un tutt'uno, senza apparenti cuciture, Trane invece era molto irrazionale, la sua musica veniva smontata e rimontata continuamente.

Non sorprende che i due non andassero d'accordo, il loro rapporto rimase sempre conflittuale.
Coltrane decide di andarsene, ma Davis aveva firmato impegni e per nostra fortuna e della musica tutta, rimase.

Nel 1955 incidono Ah-Leu-Cha, Two Bass Hit, Little Melonae e Budo.



Inizia una serie magica di incisioni effettuate nell'arco di un anno esatto, l'ultima è della fine del 1956.

L'eleganza sembra essere la caratteristica principale di questo quintetto: tutto è uniforme, piano, basso e batteria sono fusi in tutt'uno, il ritmo è elastico e incalzante.



La sensazione di unità espressiva era reale e dovuta sia alle ripetute prove sia all'affiatamento.

Ogni pezzo è arrangiato con cura, ma l'arrangiamento è nascosto, spesso consiste in una nota, un accordo del piano, in un frammento melodico.

In brani come If I Were A Bell e I Could Write A Book, i solisti possono allungare a piacere l'ultimo giro armonico, e avvisano di ciò la ritmica usando come segnali d'avvertimento piccoli frammenti del tema, nascosti nell'assolo.
Per far questo occorrono sicurezza e affiatamento assoluti.

Davis era un perfezionista, non da meno lo era Coltrane, in una delle ultime sedute suonarono per un'ora e mezza di musica di seguito, senza rifacimenti, come fosse una serata in club.
Ne uscirono ben quattro dischi Cookin', Relaxin', Workin' e Steamin' , incantevoli per freschezza e perfezione.



All'inizio del 1959 Coltrane non aveva ancora un gruppo fisso,ma in questo anno incide ben sette album.




Tra questi, oltre al celeberrimo Kind of Blue con Miles Davis, un album fondamentale per comprendere il suo linguaggio musicale, Giant Steps.

Giant Steps segna il punto di inizio della sua ascesa musicale.

Il titolo Giant Steps è a doppio senso, Coltrane allude non solo alle scoperte che va facendo di giorno in giorno, ma anche alle difficoltà che l'improvvisatore deve affrontare durante l'esecuzione del brano.
Difficoltà che nascono dal bebop di cui l'album è ancora parte.

Nel be bop è complessa la modulazione da una tonalità all'altra, il musicista è costretto a cambiare scala, a cambiare la scelta delle note, a cambiare all'istante il suo pensiero musicale.
Un album che è diventato ormai un classico del jazz, brani come Countdown, But Not For Me, Central Park West, Body and Soul,Spiral e Naima sono classici intramontabili di questa musica.

Nel 1960 al sax tenore incide un altro album stupendo My Favourite Things.




Nello stesso anno forma il suo primo quartetto: vi figurano il pianista McCoy Tyner ed il batterista Elvin Jones.




Il grande batterista con il suo drumming possente riuscirà, in affiatamento perfetto con il pianoforte,a ricreare ritmi simili alla musica africana.
Elvin Jones non si limita a tenere lo swing ma interagisce costantemente con il solista,gli fornisce un tappeto ritmico dal quale in ogni momento si possono derivare spunti per improvvisare.

Trane dopo anni di studio e grazie alla sua smania perfezionista era arrivato ad una assoluta padronanza tecnico armonica e gli assoli incisi con il gruppo di Miles Davis, quali ad esempio Oleo, Straight no Chaser, o quelli con il suo gruppo Moment's Notice, Countdown, Giant Steps, rispecchiano questa sua raggiunta perfezione.

Incide con il suo gruppo brani che hanno letteralmente cambiato la storia di questa musica, brani come Africa Brass, Impressions e la sua suite A Love Supreme, nella quale glorifica l'amore di Dio, hanno posto delle pietre miliari sulle quali si è poi sviluppato tutta la musica moderna.

Dal 1961 in poi Coltrane prende coscienza del significato da dare alla sua musica ed inizia la ricerca delle radici e delle origini del jazz, inteso anche come espressione musicale del popolo nero.

Aspira all’universalità della sua musica e affinchè ognuno possa comprendere il suo messaggio, inizia un poderoso cambiamento, cessa di essere solamente un formidabile solista e diventa un grande musicista ed un importante innovatore.
Studia la musica modale suonata in Africa, in India, in Cina, e nascono brani come Liberia, Venga, Jaleo, India, Brasilia.

Nel maggio 1961 incide Olé Coltrane, nel quale si accosta alla musica modale spagnola.
In questa occasione, alla formazione di base, si aggiungono Eric Dolphy al flauto e al sax contralto e Freddie Hubbard alla tromba.


Nel 1964 incide il già citato A Love Supreme, una suite in quattro parti: Acknowledgement, Resolution, Pursuance e Psalm, uno dei primi concept album della musica moderna.
L'album fu acclamato in modo quasi unanime, e divenne ben presto il disco jazz più venduto nel mondo.
In esso fu vista la somma di tutte le sue ricerche e gli approfondimenti da lui compiuti negli ultimi anni, ma anche la chiusura di un altro capitolo della sua vita artistica.



Nel 1960 Ornette Coleman aveva gettato scompiglio con il suo free jazz, un jazz in apparenza libero da ogni regola, spesso ostico non solo per il grande pubblico, ma anche per molti jazzofili, compreso il sottoscritto.

Coltrane invece si schiera dalla parte di questi innovatori e nonostante le aspre critiche verso questa forma estrema di jazz, butta sulla bilancia tutto il suo prestigio, appare insieme ai suoi praticanti ed incide con loro.



Ma la sua salute peggiora, gli anni dell'eroina hanno provocato guasti terribili, una irrazionale paura dei medici lo porta a rifiutare qualsiasi cura, le sue condizioni si aggravano.

La frequentazione delle filisofie orientali poi lo aveva indotto in uno stato di passiva accettazione del destino, si era convinto di dover morire presto e per questo affrontò il male senza curarsi.




La certezza della morte imminente lo indusse ad andare avanti nella sua ricerca artistica senza più remore, come in una folle corsa verso la fine di tutto.

L’ultimo concerto dal vivo è del 1966, non vi sono incisioni, ma testimoni hanno raccontato che la sua musica era di un'intensità selvaggia e soverchiante.




Nel 1967, tra febbraio e marzo, registra dei brani poi confluiti negli album Expression e Interstellar Space.
Il primo disco è in quartetto, l'ultimo che segue personalmente, uscirà poco dopo la sua morte.




Contiene una musica ancora nuova e diversa, di sublime bellezza, in cui tutte le ricerche, le inquietudini, i conflitti, le violenze che segnano l'intera sua opera sembrano conciliarsi sotto il segno di una ritrovata serenità.

L'iniziale, brevissimo Ogunde Varere è un commosso addio alla vita: sopra gli arpeggi del pianoforte intona una melodia, antica e moderna che nasce dal blues, in un momento di sublime bellezza.

Muore nel mese di luglio dello stesso anno stroncato da un tumore al fegato, rifiutando ancora una volta qualsiasi cura.

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