venerdì 3 agosto 2012

I Grandi del Jazz: 02 - Louis Armstrong





Nasce a New Orleans nel 1901 e muore a New York nel 1971.





Grande personaggio, carismatico e innovativo, al suo talento ed alla sua personalità si deve molta della popolarità del jazz, che esce dai confini americani per diventare un genere musicale amato in tutto il mondo.

Il soprannome Satchmo è un diminutivo per Satchelmouth, riferimento scherzoso alla sua grande bocca.
Gli amici e i colleghi musicisti lo chiamavano solitamente Pops, che è anche il modo con cui Armstrong li chiamava a sua volta.

Il modo di suonare di Armstrong è pieno di melodie originali ispirate e gioiose, sbalzi creativi, ritmi trascinanti e ritmi rilassati, la sua bravura è rifinita da una pratica costante, uno studio continuo con il quale estese le gamme, i toni e le possibilità tecniche della tromba.





Armstrong crea il ruolo del solista jazz, trasforma una musica popolare collettiva in una forma d'arte capace di offrire enorme spazio all'espressione individuale.

Grande innovatore, sperimenta la sua voce e la inserisce in un modo
diverso, utilizzandola come un altro strumento.





Inizia a suonare giovanissimo la cornetta nelle bande cittadine e sui battelli di New Orleans che facevano la spola lungo il Mississipipi.
Nel 22 Armstrong lascia la città e si trasferisce a Chicago per unirsi alla Creole Jazz Band di Joe King Oliver.
Nei primi anni 20 la band di Oliver era la più importante di Chicago, in un periodo in cui Chicago stessa era il centro del jazz.

Nel 1923 incide i suoi primi dischi suonando come secondo cornetto nella band di Oliver, inclusi alcuni assoli.



Nel 24 Armstrong parte per New York chiamato da Fletcher Hendertson.
Passa così definitivamente alla tromba, per armonizzarsi meglio con gli altri musicisti della sezione dei fiati.


In questo periodo incide diversi brani sempre arrangiati dal suo vecchio amico, il pianista Clarence Williams, anch'egli originario di New Orleans.

In queste prime registrazioni, eseguite sempre con piccole band, lo troviamo a duettare con uno dei suoi pochi degni rivali in termini di talento e tecnica, Sidney Bechet.

Torna a Chicago nel 25 e inizia a incidere a proprio nome con i suoi famosi complessi Hot Five e Hot Seven brani famosi come Potato Head Blues, Muggles (riferita alla marijuana) e West End Blues, brani che diverrano lo standard del jazz per molti anni a venire.

Nel 43 si stabilisce definitivamente a New York.







Nei trent'anni successivi, Armstrong si esibirà per oltre trecento serate l'anno.
La maggior parte dei concerti con una piccola band stabile, gli All Stars, di cui facevano parte Barney Bigard, Earl Hines e Barret Deems.







Durante la sua lunga carriera suona con tutti i grandi dell'epoca,da Bing Crosby a Billie Holiday, da Duke Ellington a Bessie Smith, ma in particolare fu importante il sodalizio con Ella Fitzgerald, con la quale incide tre album stupendi: Ella and Louis, Ella and Louis Again e Porgy and Bless.

I suoi dischi degli anni 50 come Satch Plays Fats, in cui interpreta composizioni di Fats Waller, e Louis Armstrong Plays W.C.Handy, dove suona i brani di Handy, sono forse gli ultimi suoi grandi momenti creativi.
I suoi lavori successivi, a parte forse Disney Songs the Satchmo Way, furono criticati per essere troppo semplicistici e ripetitivi.




I suoi brani di successo sono tantissimi, ricordiamo Stardust, What a Wonderful World, When the Saints Go Marchin' In, Dream a Little Dream of Me, Ain't Misbehavin', Stompin' at the Savoy e We Have All the Time in the World.
Brani come detto entrati nella storia di questa musica.




Venne fortemente criticato per il suo non prendere posizioni a livello politico, per il suo comportamento da Zio Tom, accettando di tenere concerti dove i neri non potevano entrare.
In anni di lotte per i diritti civili e di segregazione razziale preferì stare dietro le quinte, ma estremamente generoso fu il più grande finanziatore di Martin Luther King.
Armstrong mantenne la sua agenda sempre piena fino a pochi anni prima della sua morte, e con la sponsorizzazione del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che gli valse il soprannome di Ambassador Satch, fece tour attraverso tutto il mondo riscuotendo ovunque un grande successo.




Negli ultimi anni diventa un'icona ed una leggenda vivente, ma non riesce a gestire la propria immagine.

E' l'ambasciatore del jazz nel mondo, ma partecipa ad eventi assai discutibili sul piano artistico (come non citare la sua assurda partecipazione al Festival di Sanremo).





Il Maestro purtroppo non è più in grado di prendere decisioni autonome, si affida a funzionari senza nessuna cultura e senza troppi scrupoli.
Gli ultimi anni sono così un triste declino, un declino che snatura l'immagine del re del jazz, dell'uomo che aveva inventato un nuovo modo di dare musica.

Muore a 70 anni nella sua casa a New York.

La sua personalità incontenibile, come musicista e come figura pubblica, è stata tanto forte da mettere in parte in ombra il suo lavoro di cantante e di musicista, di innovatore, di grande e vero artista.

Come virtuoso della tromba ebbe uno stile unico e un talento straordinario per l'improvvisazione melodica, lo strumento con lui diventa solista e le sue innovazioni sono diventate gli standard per chi è venuto dopo di lui.
Aveva una voce bassa molto caratteristica, che sfruttava con la destrezza dell'improvvisatore per rendere maggiormente espressive le parole e la melodia.

Molte delle incisioni di Armstrong sono tuttora popolari a decenni dalla sua morte ed un grande numero di dischi,lungo tutta la sua carriera, è continuamente in ristampa.
I suoi dischi del 1923 con Joe "King" Oliver continuano ad essere presi come esempio dello stile delle jazz band di New Orleans.

Melancholy Blues, registrata insieme agli Hot Seven è stata inclusa nel disco messo a bordo della sonda Voyager inviata nello spazio esterno per rappresentare le più grandi opere dell'umanità.

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