domenica 31 gennaio 2010

Le Big band e lo Swing:03-Fletcher Henderson 04-Benny Goodman 05-Glenn Miller


03- Fletcher Henderson


(1897- 1952) pianista, compositore, direttore d'orchestra e arrangiatore.

Fondò la propria orchestra nel 1922, ed ebbe presto fama di essere la miglior formazione "colored" (cioè composta da musicisti di colore) di New York.
Dopo un primo periodo, in cui il suo stile fu influenzato dal lavoro di Paul Whiteman, cominciò ad inserire idee nuove, ampliando e approfondendo la scrittura per orchestra jazz.
Questo cambiamento coincise con l'arrivo nel 1924 di Louis Armstrong.

L'orchestra divenne una palestra per molti giovani, fra questi: i trombettisti Rex Stewart e Roy Eldridge,i sasssofonisti Coleman Hawkins e Buster Bailey (Lester Young vi fece un'audizione come rimpiazzo di Hawkins, ma la reazione negativa dell'orchestra lo convinse a rifiutare il posto che gli era stato assegnato) e Sun Ra scrisse alcuni arraggiamenti.

Il successo commerciale dell'orchestra non fu pari alla sua popolarità e Henderson, che si era fatto un nome come compositore e arrangiatore, iniziò a lavorare con Benny Goodman.

Molti dei grandi successi di Goodman erano in effetti stati scritti da Henderson negli anni 20 e 30.

Nel 1939 scioglie l'orchestra e si unsce a Goodman prima come pianista (la prima volta che un afroamericano suonava con una'orchestra bianca, fatto raro e clamoroso per le orchestre non integrate dell'epoca) e arrangiatore, poi solo come arrangiatore.

Nel 1950, quando le grandi orchestre erano ormai in crisi, era divenuto leader di un sestetto, ma colpito da un ictus, rimane parzialmente paralizzato.

Muore due anni dopo a New York.

Il ruolo di Henderson come pioniere è stato per molto tempo sottovalutato a causa della maggior visibilità che ebbero in quel periodo le orchestre bianche.
Solo negli ultimi decenni gli è stata riconosciuta la funzione di iniziatore e protagonista dell' era dello swing.

04 - Benny Goodman
(1909-1986) clarinettista, compositore e direttore d'orchestra

Goodman entrò in una delle band principali di Chicago, l'orchestra di Ben Pollack con cui fece le sue prime registrazioni nel 1932.
Due anni dopo cominciò a pubblicare dischi sotto il proprio nome.

Nel 34 Goodman fondò la sua propria Big Band che unì per la prima volta musicisti bianchi e di colore e con la sua perfezione raggiunse in pochi anni il riconoscimento di tutto il mondo musicale.

Nel 1938 Goodman diede il suo famoso concerto Jazz nella Carniegie Hall di New York City che era riservata fino allora soltanto alla musica classica.
Fra gli anni '30 e '40 fu lui il più importante esponente della musica jazz fra i bianchi, la musica da ballo dell'epoca, legando il suo nome non solo a composizioni rimaste nella storia Stompin' at the Savoy o Air Mail Special ma anche a personaggi musicali che in seguito divennero di vero spicco come Ella Fitzgerald e Peggy Lee.

Veniva criticato dai musicisti neri come esecutore, anche a ragione: non era lui infatti il migliore dei clarinettisti dell'epoca, ma aveva il vantaggio di essere bianco e veniva ritenuto tale.

Oltre alla sua Big Band, in cui suonavano tra l'altro i trombettisti Harry James e Ziggy Elman, fondò anche il Benny Goodman Quartett con Gene Krupa e Lionel Hampton, ed in seguito un sestetto e altre formazioni di rilievo.

Benny Goodman riuscì a far avvicinare il giovane pubblico bianco alla musica nera collaborando a superare la discriminazione razziale,nei primi anni '30 i musicisti bianchi e di colore non potevano suonare insieme nella stessa band.

Continuò a suonare,anche musica classica, fino alla morte avvenuta nel 1986 per un infarto.

05 - Glenn Miller

Alton Glenn Miller (1904-1944) musicista, compositore e direttore d'orchestra.

Negli anni trenta Glenn lavorò in diverse orchestre suonando il trombone.
Nel 37 formò la sua prima band, senza però riuscire ad emergere.

L'anno dopo apporta dei cambiamenti: enfatizza il suono formato dal clarinetto e dal sax tenore,che suonavano la linea melodica armonizzandola con gli altri sax, e ottiene subito un grande successo di pubblico.
A cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta fu l'orchestra più popolare negli Stati Uniti.

Tra i pezzi più celebri del suo repertorio, si ricordano In the Mood, Chattanooga Choo Choo, Pennsylvania 6-5000, String of Pearls e Moonlight Serenade.

Nel 1942 ricevette il primo disco d'oro della storia per la sua incisione di Chattanooga Choo Choo, che aveva venduto oltre un milione di copie in appena 3 mesi.

Lo stesso anno si arruola volontario nell'aviazione e con il grado di capitano diventa direttore dell'orchestra militare.

Nel 1944 l'aereo dove viaggiava con la sua orchestra precipita in mare nel Canale della Manica, avrebbe dovuto raggiungere Parigi per suonare in una città appena liberata.
Nonostante le ricerche non furono più ritrovati.

Come disperso in guerra, nel 1992 gli è stata dedicata una lapide nel Cimitero Nazionale di Arlington.

La sua composizione si identifica per l'uso di big band molto numerose, con sezioni fiati corpose e melodie estremamente orecchiabili.
A differenza di altri grandi autori del periodo che componevano per le loro big band, come Count Basie e Duke Ellington, è molto minore l'influenza del blues e diviene marginale se non quasi del tutto assente l'improvvisazione libera, tipica del jazz.

Ritmicamente la composizione si avvale di uno swing fortemente cadenzato, con pochi cambi di ritmo (anche perché non siamo ancora in epoca be bop), ballad e boogie woogie.
Utilizza lo shuffle, classico giro armonico del blues e del jazz,come nel famoso brano Chattanooga Choo Choo.
La sua musica, estremamente moderna per l'epoca, è stata anticamera del rock and roll.

venerdì 29 gennaio 2010

02 - Louis Armstrong

(1901-1971) carismatico e innovativo, al suo talento ed alla sua luminosa personalità si deve molta della popolarità del jazz, che esce dai confini americani per diventare un genere musicale amato in tutto il mondo.

Armstrong raggiunse la fama inizialmente come trombettista, ma fu anche uno dei più importanti cantanti, soprattutto verso la fine della sua carriera.
Il soprannome Satchmo è un diminutivo per Satchelmouth, riferimento scherzoso alla sua grande bocca.
Gli amici e i colleghi musicisti lo chiamavano solitamente Pops, che è anche il modo con cui Armstrong li chiamava a sua volta.

Il modo di suonare di Armstrong è pieno di melodie originali ispirate e gioiose, sbalzi creativi, ritmi trascinanti e ritmi rilassati, il genio di questi passaggi creativi è eguagliato dalla bravura di Armstrong, rifinita da una pratica costante, con cui estese le gamme, i toni e le possibilità tecniche della tromba.

Armstrong creò il ruolo del solista jazz, prendendo una musica popolare collettiva e trasformandola in una forma d'arte capace di offrire enorme spazio all'espressione individuale.
A mano a mano che la sua popolarità cresceva, anche il canto divenne importante, sperimentando con la propria voce come faceva con la sua tromba.

Iniziò a suonare giovanissimo la cornetta nelle bande cittadine e sui battelli di New Orleans che facevano la spola lungo il Mississipipi.
Nel 22 Armstrong lasciò la città e si trasferì a Chicago per unirsi alla Creole Jazz Band di Joe King Oliver.
Nei primi anni 20 la band di Oliver era la più importante di Chicago, in un periodo in cui Chicago stessa era il centro del jazz.
Nel 1923 incise i suoi primi dischi suonando come secondo cornetto nella band di Oliver, inclusi alcuni assoli.

Nel 24 Armstrong partì per New York chiamato da Fletcher Hendertson e fu allora che Armstrong passò alla tromba, per armonizzarsi meglio con gli altri musicisti della sezione dei fiati.

In questo periodo fece anche numerose incisioni arrangiate dal suo vecchio amico, il pianista Clarence Williams, anch'egli originario di New Orleans.
Queste registrazioni comprendevano esecuzioni di piccole band, in alcune delle migliori vedono Armstrong duettare con uno dei suoi pochi degni rivali in termini di talento e tecnica, Sidney Bechet.

Torna a Chicago nel 25 e iniziò a incidere a proprio nome con i suoi famosi complessi Hot Five e Hot Seven brani famosi come Potato Head Blues, Muggles (riferita alla marijuana) e West End Blues, brani che diverrano lo standard del jazz per molti anni a venire.

Nel 43 si stabilisce definitivamente a New York.

Nei trent'anni successivi, Armstrong si esibirà per oltre trecento serate l'anno.
La maggior parte dei concerti con una piccola band stabile, gli All Stars, di cui facevano parte Barney Bigard, Earl Hines e Barret Deems.

Durante la sua lunga carriera suonò e cantò con i musicisti ed i cantanti più importanti, da Bing Crosby a Billie Holiday, da Duke Ellington a Bessie Smith, ma in particolare fu importante il sodalizio con Ella Fitzgerald, con la quale incise tre album stupendi : Ella & Louis, Ella & Louis again e Porgy and Bless.

I suoi dischi degli anni 50 come Satch Plays Fats, in cui interpreta composizioni di Fats Waller e Louis Armstrong Plays W.C.Handy sono forse gli ultimi suoi grandi momenti creativi, benché anche lavori successivi come Disney Songs the Satchmo Way abbiamo i loro momenti forti.
Tuttavia le sue ultime produzioni furono criticate per essere troppo semplicistiche o ripetitive.

I suoi brani di successo sono tantissimi, ricordiamo Stardust, What a Wonderful World, When the Saints Go Marchin' In, Dream a Little Dream of Me, Ain't Misbehavin' e Stompin' at the Savoy. We Have All the Time in the World.

Venne fortemente criticato per il suo non prendere posizioni a livello politico, per il suo comportamento da Zio Tom, accettando di tenere concerti dove i neri non potevano entrare.
In anni di lotte per i diritti civili e di segregazione razziale preferì stare dietro le quinte, estremamente generoso, fu il più grande finanziatore di Martin Luther King.

Armstrong mantenne la sua agenda sempre piena fino a pochi anni prima della sua morte, e con la sponsorizzazione del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che gli valse il soprannome di Ambassador Satch, fece tour attraverso tutto il mondo riscuotendo ovunque un grande successo.

Negli ultimi anni diventa un'icona ed una leggenda vivente, ma non riesce a gestire la propria immagine.

E' l'ambasciatore del jazz nel mondo, ma partecipa ad eventi assai discutibili sul piano artistico (come non citare la sua assurda partecipazione al Festival di Sanremo).

Il Maestro purtroppo non è più in grado di prendere decisioni autonome, si affida a funzionari senza nessuna cultura e senza troppi scrupoli.

Gli ultimi anni sono così un triste declino, un declino che snatura l'immagine del re del jazz, dell'uomo che aveva inventato un nuovo modo di dare musica.

Muore a 70 anni nella sua casa a New York.

Ha influenzato lo sviluppo successivo del jazz in modo determinante.

La sua personalità incontenibile, sia come musicista che come figura pubblica, è stata tanto forte da mettere in parte in ombra il suo lavoro di cantante e di musicista, di innovatore, di vero artista.

Come virtuoso della tromba ebbe uno stile unico e un talento straordinario per l'improvvisazione melodica, lo strumento con lui diventa solista e le sue innovazioni sono diventate gli standard per chi è venuto dopo di lui.
Aveva una voce bassa molto caratteristica, che sfruttava con la destrezza dell'improvvisatore per rendere maggiormente espressive le parole e la melodia.

Molte delle incisioni di Armstrong sono tuttora popolari a decenni dalla sua morte ed un grande numero di dischi, lungo tutta la sua carriera, è continuamente in ristampa.

I suoi dischi del 1923 con Joe "King" Oliver continuano ad essere presi come esempio dello stile delle jazz band di New Orleans.

Melancholy Blues, registrata insieme agli Hot Seven è stata inclusa nel disco messo a bordo della sonda Voyager e inviata nello spazio esterno per rappresentare una delle più grandi opere dell'umanità.

I Grandi del Jazz : 01 - Sydney Bechet

Passiamo ora alle biografie degli artisti più importanti, andremo a parlare di artisti che hanno fatto letteralmente la storia di questa musica.

I nomi da me scelti sono:

01 - Sydney Bechet
02 - Louis Armstrong
03 - Benny Goodman
04 - Fletcher Henderson
05 - Glenn Miller
06 - Artie Shaw
07 - Tommy Doorsey
08 - Count Basie
09 - Duke Ellington
10 - Joe Venuti
11 - Django Reinhardt
12 - Stephane Grappelli
13 - Lionel Hampton
14 - Fats Waller
15 - John Coltrane
16 - Lester Young
17 - Dizzy Gillespie
18 - Charlie Parker
19 - Chet Baker
20 - Art Tatum
21 - Charlie Mingus
22 - Eric Dolphy
23 - Sonny Rollins
24 - Oscar Peterson
25 - Miles Davis
26 - Stan Getz
27 - Thelonius Monk

Un elenco di nomi eccezionale, assolutamente non completo, ma sicuramente rappresentativo del periodo d'oro di questa splendida musica.

01 - Sydney Bechet

(1897-1959) suonava il clarinetto e il sax soprano.

Nel 1919 partecipa ad una delle prime apparizioni in Europa di orchestre nere, la Will Marion Cook's Syncopated Orchestra e la Louis Mitchell's Jazz Kings.
In uno di questi concerti era presente il giovane Ernst Ansermet, futuro prestigioso direttore di orchestra, che recensì in termini molto favorevoli l'assolo di Bechet nel brano Characteristic Blues, su una rivista musicale svizzera, la "Revue Romande".

Questo scritto, pubblicato nel 1919, si può considerare il primo articolo di critica musicale dedicato al jazz.

Tornato negli Stati Uniti, nel 1923 si unisce al gruppo di Clarence Williams che fu tra i primi a incidere brani di jazz su disco.
In particolare le primissime due incisioni, Wild Cat Blues e Kansas City Man Blues del 1923 lo vedono unico protagonista dall'inizio alla fine, con gli altri strumenti in posizione di rincalzo.
Si tratta dei primissimi esempi di improvvisazioni jazzistiche, e il tutto con una sincopazione dello swing, non più rigidamente martellante e da marcia militare, come quella del ragtime.

Queste esecuzioni precedono di un anno quelle leggendarie di King Oliver e mostrano una libertà d'improvvisazione maggiore del gruppo di Oliver.
Il linguaggio solistico di Bechet, sebbene ancora non del tutto maturo come lo diventerà nella seconda metà degli anni '20 (ma questo vale anche per l'altro grande primo improvvisatore del jazz, Louis Armstrong), è davvero il primo esempio di improvvisazione jazz documentata su disco.

Un'altra collaborazione importante dei primi anni venti fu quella con la prima orchestra di Duke Ellington, che prese molto dello stile di Bechet in termini di swing e sonorità.

È plausibile affermare che come Fletcher Henderson apprese il linguaggio ritmico del jazz durante il passaggio di Louis Armstromg nella sua orchestra, lo stesso sia accaduto ad Ellington con Bechet.

Dal 1925 al 1929 Bechet fece di nuovo una lunga tourneè in Europa e suonò a Parigi nello spettacolo della Revue Negre dove cantava Josephine Baker.

Nel 31 si unì all'orchestra di Noble Sissle e ritornò in America, dove incide Polka Dot Rag nel 1934 e Dear Old Southland nel 1937.
Incide anche con i Noble Sissle's Swingsters, un piccolo gruppo costituito con elementi dell'orchestra, e ottiene un grande successo commerciale, con Characteristic Blues nel 1937.

Malgrado ciò, nel 1938 Bechet è costretto a un momentaneo ritiro dalle scene.
La musica in voga era lo swing delle grandi orchestre, le big band bianche di Benny Goodman, Artie Shaw e Glenn Miller.
Lo stile fiorito di Bechet appariva superato,l'orchestra di Noble Sissle legata a uno stile musicale meno fluido e non ballabile.

Bechet si adattò ad aprire una sartoria, ma nel 1939 incide uno dei suoi capolavori, una eccezionale interpretazione di Summertime al sax soprano, brano da poco composto da Gershwin.
L'incisione gli frutta un ritorno di fama, torna a suonare in pubblico, apparendo al Nick's nel Village e perfino alla Town Hall,continuando ad incidere per la Blue Note per tutti gli anni '40.


Nel 1949 partecipa alla famosa serie di concerti di jazz alla Salle Pleyel di Parigi.
Il successo è così grande che decide di stabilirsi definitivamente in Francia dove nel 1951 compone il suo brano più conosciuto Petite Fleur.

Muore nel 1959 per un tumore.
Qualche tempo prima aveva dettato la sua autobiografia, dal titolo Treat It Gentle, trattalo in modo gentile.

La sua importanza nell'evoluzione del ruolo del solista nel jazz è stata spesso sottovalutata, giudicandola minore di quella di Armstrong.

Questo è succeso per alcuni motivi, il primo è che Bechet incise poco negli anni '20, che sono gli anni in cui avrebbe pesato non solo la sua originalità, ma soprattutto il forte dislivello tecnico tra lui e gli altri musicisti (con l'unica eccezione, naturalmente, di Louis Armstrong).

Bechet incide con Clarence Williams per appena 2 anni, dal 1923 al 1925, dopo va in Europa e ci rimane per 4 anni, rimanendo lontano dalla scena musicale americana.

Louis Armstrong invece, l'altro grande iniziatore del linguaggio solistico nel jazz, rimane negli Stati Uniti e incide la serie d'oro degli Hot Five e degli Hot Seven, diventando fondamentale per lo sviluppo della nuova musica.

Quando, agli inizi degli anni '30, Bechet torna,il suo stile è ancora più maturo ed espressivo ma il dislivello tecnico tra lui e le nuove leve è diminuito, quasi colmato, e il suo stile non riesce ad imporsi.

Altro motivo è che Bechet è un solista ma non un leader, non organizza intorno a sé un gruppo di seguaci, come fece Armstrong e come faranno Gillespie e Parker, non sa mettersi alla testa di un movimento.

Bechet rimarrà sempre su una posizione laterale mai di primo piano, spesso non figurando per quello che invece è stato, uno dei più grandi musicisti della storia del jazz.

domenica 24 gennaio 2010

Il Jazz dal 1930 al 1940

Finiscono la depressione economica e il proibizionismo e la società americana inizia a cambiare, anche con la spinta delle nuove tecnologie.

La radio assume quel ruolo di diffusione, che era stato fino a poco prima esclusiva dei dischi e delle grandi orchestre.
Le emittenti trasmettevano dal vivo programmi come Let's Dance, famoso per aver fatto conoscere l'orchestra di Goodman, e davano la possibilità di arrivare, senza tourneè estenuanti, ai primi posti delle classifiche musicali.
Questo rese popolari i nomi di Benny Goodman, Artie Shaw, Duke Ellington,Count Basie, Ella Fitzgerald e Glenn Miller.

Il successo di questi programmi e delle orchestre che vi suonavano fu accompagnato dal diffondersi di nuovi balli, come lo swing che finì per dare al periodo il nome di "età dello swing".

Goodman, che assunse Fletcher Henderson come arrangiatore, fu il dominatore di gran parte del periodo, con un successo che culminò nel 1938 con un concerto nel tempio newyorkese della musica colta, la Carnegie Hall, concerto al quale Goodman fece partecipare come ospiti solisti provenienti da tutte le maggiori orchestre del momento.

Musicalmente, la maggior parte delle orchestre jazz fondeva lo stile di Chicago con l'organico delle orchestre da ballo, anche se le formazioni più innovative, come quelle di Ellington e di Basie, contribuirono in modo sostanziale alla definizione di uno stile e di un repertorio originale.

New York diviene il centro nevralgico della nuovo musica.

L'ambiente era favorevole,la città aveva una attivissima vita notturna (spesso dominata dalla malavita), una fiorente industria discografica e dello spettacolo, un grande bacino potenziale, la comunità nera di Harlem.

Tutto questo l'aveva trasformata in un vero e proprio laboratorio dove mentre imperava lo swing, il jazz continuava a crescere e ad evolversi.

Nel 1935 i primi disordini razziali, come la rivolta di Harlem,avevano fatto chiudere i locali per bianchi nei quartieri neri,tra cui il famoso Cotton Club.

La zona di Broadway diventa il centro artistico che è ancora oggi,nascono decine di locali che hanno piccole formazioni jazz come attrazione principale: le stelle diventano Billie Holiday, Art Tatum, Fats Waller, Coleman Hawkins, Lester Young.

E' in questi ambienti che i neri andranno a riprendersi con il be bop la loro musica, è qui che il jazz perderà dopo la guerra il suo aspetto più commerciale, diventando quella musica colta ed impegnata, che siamo abituati ad ascoltare.

Lo stile che nasce in questi locali è rilassato e notturno, famoso il brano Body and Soul Data di Coleman Hawkins, uno dei primi artisti a rendere il sax tenore la voce dominante del jazz.

Anche Hollywood si accorge della nuova musica,inizia a produrre film che la vedono protagonista, la fa vedere ed ascoltare, chiama alcuni dei musicisti più in vista del momento a prendervi parte, anche se spesso solo come comparse.

Uno stile jazzistico più rivolto al blues e con caratteristiche meno urbane di quello newyorkese veniva in quegli anni praticato dalle orchestre di Kansas City, luogo di fondazione dell'orchestra di Count Basie.

La segregazione razziale, che era stato fino ad allora la regola nelle orchestre di jazz così come nei locali, inizia in quegli anni a perdere parte della sua compattezza.
Le orchestre iniziano ad avere musicisti sia bianchi che neri e direttori bianchi come Benny Goodman e Artie Shaw portano in tourneè artisti afroamericani come Roy Eldridge e Billie Holiday.

Il grande successo dello swing vede come si è visto l'ingresso dei bianchi nel jazz, che ne stravolgono la natura e lo trasformano in musica da ballo.
Le grandi case discografiche investono nei nuovi nomi, lo swing piace ai bianchi che comprano i dischi e vanno nei grandi locali a spendere e a ballare.

I neri da inventori della nuova musica ne diventano i comprimari e anche i grandi nomi come Duke Ellington, uno dei grandi compositori del novecento,devono accettare la discriminazione razziale che li vede esibirsi senza però sostare nel locale.
Il nero doveva attendere nel camerino, uscire solo per lo spettacolo e poi andare subito via.
Il nero doveva essere simpatico ma non impegnativo, grande successo aveva la jungle, i brani tipo africa nera, che piacevano ai bianchi perchè li vedevano giusti per il nero che li suonava.

Tutto questo era la realtà, ma non si può per questo non considerare questa decade come una delle più belle della musica moderna, i brani che venivano suonati dalle grandi orchestre sono oggi dei classici intramontabili della storia della musica.

sabato 23 gennaio 2010

Il Jazz dal 1900 al 1930

La maggior parte delle testimonianze indica in New Orleans la città dove nascono le prime formazioni che suonavano la musica che sarebbe stata chiamata "jass" e poco dopo "jazz".

Il primo musicista ad essere indicato come musicista jazz e a cui è spesso attribuito il titolo di "padre del jazz" è Buddy Bolen che, internato in amnicomio nel 1907, morì nel 31 senza lasciare registrazioni e poco prima che si iniziasse a riconoscere il suo ruolo pionieristico.

Nel 1906 Jelly Norton, che in seguito avrebbe reclamato per sè la paternità del nuovo genere musicale dichiarando di averlo inventato nel 1902, compose il brano King Porter Stomp, che fu uno dei primi brani jazz a godere di vasta notorietà.

Negli anni seguenti a New Orleans furono create molte formazioni che si dedicarono alla nuova musica: una delle più importanti fu quella di Joe King Oliver che nel 1915 veniva chiamato il re della cornetta.


La parola jazz venne stampata da un quotidiano, per la prima volta, nel 1913.

La prima formazione ad essere conosciuta come complesso jazz, la Original Dixieland Jazz Band era paradossalmente composta da soli bianchi ed era diretta dal trombettista di origini italiane Nick La Rocca.
Nel 1917 registrò Livery Stable Blues, il primo brano jazz mai registrato, che per molto tempo gli valse il titolo di "inventori del jazz".
Nel 1919 erano già in tournee a Londra.


Tra il 1910 e il 1920 molti afroamericani emigrarono dal sud al nord per cercare lavoro e delle condizioni di vita migliori.
Emigrarono anche molti musicisti di New Orleans,attratti dai maggiori guadagni e dalla decadenza della città storica del jazz, dove nel 1917 era stato chiuso Storyville,il quartiere a luci rosse dove si dice sia appunto nata la nuova musica.

La meta di molti fu Chicago, città che attrasse anche King Oliver, e attorno alla quale si creò una scuola da cui emersero molti protagoisti bianchi fra cui Pee Wee Russel.
Nel decennio che seguì il jazz aumentò la sua popolarità, affermandosi tra l'altro come musica da ballo e dilagando negli speakeasy, i locali in cui si vendva clandestinamente il liquore vietato dal proibizionismo.

Il successo fu talmente grande che molti protagonisti, fra cui Sidney Bechet, cominciarono ad essere richiesti anche fuori degli Stati Uniti.

Il suono di contrappunto e d'insieme delle formazioni di New Orleans, di diretta derivazione del blues,cede ora il passo ad uno stile in cui domina il solista: la figura centrale del periodo è Louis Armstrong che con le sue storiche registrazioni del 1925 ne diventa il simbolo e uno dei primi grandi interpreti.

Armstrong è il vero fondatore del jazz come noi oggi siamo abituati ad ascoltare.

Nascono in questo periodo anche le prime big band, come quella di Fletcher Henderson, fra le cui fila suonò anche Armstrong.

La stampa incorona "Re del Jazz" Paul Whiteman il direttore d'orchestra bianco noto per aver commissionato a George Gershwin il brano Rapsodia in Blu, un brano storico che per primo inserisce elementi jazzistici in una composizione di derivazione classica.

New York città con le sue numerose sale da ballo e locali notturni, acquisisce in questi anni un ruolo centrale che non abbandonerà più, è qui che Henderson stabilisce la sua orchestra ed è qui che si trasferisce il giovane Duke Ellington.

Tutti si erano accorti del jazz, tutti lo ascoltavano e ne parlavano.

Sono gli anni che vedono anche la nascita dell'industria discografica: nel 1920 la cantante blues Mamie Smith incide Crazy Blues, che vende un milione di copie e fa decollare il settore delle incisioni dedicate ai neri,che verranno poi chiamate, con un termine molto razzista, "race records".

lunedì 18 gennaio 2010

Il Jazz

Il jazz è caratterizzato dalla preminenza dell'interprete sul compositore e da un forte ricorso all'improvvisa- zione e dall'uso delle blue note.

Nasce come musica di intrattenimento di dubbia reputazione, si dice nata nei bordelli di New Orleans, ma arrivò ad occupare il posto d’onore fra i generi leggeri tra gli anni 20 e 30 nell'era dello Swing.

I caratteri di musica d'arte che erano presenti fin dagli inizi andarono accentuandosi per diventare dominanti ed essere riconosciuti attorno agi anni 50, quando gli anni dei grandi successi commerciali erano ormai finiti.

Come detto caratteristica peculiare della musica jazz è senza dubbio l'improvvisa- zione ,che partendo dalla semplice variazione sul tema iniziale, ha assunto via via sempre maggiore importanza, fino ad assumere, nella forma chiamata Free Jazz, la completa preminenza sul tema.

Le blue note hanno origine dalle scale pentatoniche (a cinque note) utilizzate dagli schiavi afroamericani, note di accordi maggiori abbassati di un semitono e suonate e cantate in modo leggermente calante.
Queste note, come detto utilizzate in una cornice armonica di accordi maggiori, creano quell'atmosfera indefinita, “stonata” tipica del blues e quindi del jazz.
L'aggettivo blue in inglese è connesso al senso di nostalgia e di tristezza tipico della musica afro-americana.

Una jazz band oggi, finite le grandi orchestre, che entrarono in profonda crisi alla fine degli anni 30, nel periodo d'oro dello Swing, è un gruppo di dimensioni limitate.

La combinazione più frequente è il quartetto costituito da una sezione ritmica composta da batteria, basso e pianoforte e da una solista sassofono o tromba.

Nell'ambito della piccola formazione sono possibili cambiamenti, per quello che riguarda la consistenza numerica, e si trovano esempi di performance solistiche (spesso, ma non sempre, si tratta di pianoforte), fino ad arrivare al nonetto formazione che comincia già ad assumere caratteristiche orchestrali.
Si hanno anche diverse combinazioni per quello che riguarda la qualità degli strumenti coinvolti: si hanno esempi di jazz suonato solista con la maggior parte degli strumenti orchestrali, perfino oboe e arpa.

Per lungo tempo territorio privilegiato dei musicisti afro americani è oggi suonato, composto e ascoltato ovunque in tutto il mondo.

Per questo il jazz oggi è diverso, i contatti con le diverse culture e tradizioni hanno dato vita ad una musica che ha perso la sua tipicità afro americana per diventare molto world music, dove viene accentuata l'improvvisazione e la caratteristica di musica colta.

Il mio jazz, il jazz che ascolto, è quello che arriva fino al free jazz,un genere che non mi piace e che ha condizionato comunque la musica che dopo gli è succeduta.
Ornette Coleman lo inventa nei primi anni 60, non ha nessun riscontro commerciale, ma crea una scuola che definisce definitavamente la caratteristica imposta al jazz di musica colta, musica d'elite, che non tutti possono ascoltare e capire.

Il mio jazz non è questo, è una musica che nasce nei bordelli di New Orleans, inventata e suonata dalla comunità nera americana e che è rimasto legato, come il blues, a questi musicisti, a questa cultura, ai campi di cotone, alle difficoltà che trovava un nero ad imporsi ed a realizzarsi.

La storia del mio jazz quindi parte dagli anni 20 e si ferma appunto ai primi anni 60, un periodo meraviglioso, ricco di personaggi e talenti unici.

venerdì 15 gennaio 2010

Il Boogie Woogie

Il boogie-woogie è uno stile musicale blues per pianoforte, diventato molto popolare a partire dagli anni '40.

All’inizio del secolo scorso i pianisti neri di Chicago, Kansas City e Texas cominciarono a sviluppare una forma più veloce e ritmata del blues e lo scopo era d’intrattenere la gente nei juke joints, dei bar dove ci si recava la sera dopo il lavoro per ballare e divertirsi.
Questi locali si trovavano non solo in città ma anche negli accampamenti dei lavoratori nei pressi dei campi di cotone o lungo la ferrovia.
A quei tempi questo nuovo tipo di musica veniva chiamata con svariati nomi: rolling blues, the dozen, fast western, shuffle ecc. fino alla famosa registrazione “Pinetop’s Boogie Woogie”.

In questa composizione, che risale al 1928, Clarence Smith spiegava come ballare il boogie woogie.
La parola indicava dunque un modo di ballare, e grazie a Smith (che non saprà mai niente perché morì poco dopo 25enne, colpito da una pallottola in una sparatoria) questo genere musicale prese il nome di Boogie Woogie.

Nel 1938 Albert Ammons, Pete Johnson e Meade Lux Lewis, tre pianisti neri, vennero scoperti da un bianco: John Hammond.
Per la prima volta nella storia della musica, uno stile che nasce e si sviluppa nella comunità nera, viene presentato ad un pubblico bianco nella famosa Carnegie Hall di New York.
Lo stile ha subito un successo strepitoso, i bianchi se ne appropriano e diventa un boom che lo inserisce ai primi posti di tutte le vendite discografiche.

Il Boogie-Woogie viene così suonato e ballato in tutti gli USA e diviene la musica più popolare degli anni '40 e '50.
Questo fino alla nascita del Rock and Roll che lo trasforma completamente in uno stile creato dalle case discografiche, rivolto ai bianchi ed eseguito solo da musicisti bianchi.
La divisione della società americana diventa così totale anche nella musica, la discriminazione razziale continuerà e anzi se possibile verrà accentuata.
Il mercato si divide fra consumi dei bianchi e quelli dei neri, i locali sono diversi,le case discografiche, le radio,i lavori e quant'altro sarà sempre separato.
Il razzismo sarà ancora imperante e comincerà a cedere solo grazie ad artisti come Elvis Presley che iniziano a muoversi e a cantare in modo diverso copiando la gestualità e la voce dei neri.
Ma questa è un'altra storia di cui parleremo nei prossimi articoli.

Il Boogie Woogie è caratterizzato da un accompagnamento di basso eseguito con la mano sinistra, il cosiddetto basso ostinato, e da trilli ed abbellimenti eseguiti con la destra.
Le due forme di basso più suonate con la mano sinistra sono il rolling bass e il walking bass.

L'origine del boogie-woogie per pianoforte è incerta; sicuramente fu influenzata dal genere Honky Tonk, diffusosi nel sud degli Stati Uniti.

I musicisti W.C. Handy e Jelly Roll Morton riferirono di esserne a conoscenza e di averlo sentito suonare già prima del 1910.
Molte fonti accreditano l'invenzione dello stile al pianista texano George W. Thomas.

I più famosi artisti di boogie sono stati: Albert Ammons - Meade Lux Lewis - Pinetop Perkins - Pinetop Smith - James Booker - Big Joe Duskin - Sammy Price - Joe Turner - Willie Egan.

Le foto ritraggono dall'alto Pinetop Perkins (1913-ancora attivo), Albert Ammons (1907-1949) e Meade Lux Lewis (1905-1964).

lunedì 11 gennaio 2010

30 - John Mayall

nasce nel 1933, un pioniere del british blues.

Il suo gruppo è stato una scuola che ha scoperto e influenzato la carriera di artisti del calibro di Eric Clapton, Jack Bruce, Peter Green, John McVie, Mick Fleetwood, Mick Taylor, Walter Trout, Coco Montoya e tanti altri.

Il suo nome è legato alla nascita del blues rock e ai gruppi più importanti degli anni 60 e 70.

Il padre chitarrista jazz lo alleva alla musica blues di Leadbelly, Albert Ammons,Pinetop Smith e Ediie Land e già da bambino inizia a suonare il piano,la chitarra e l'armonica.

Dopo tre anni di servizio militare in Corea,dove acquista la sua prima chitarra elettrica, ritorna a Manchester, s'iscrive all'Università ed inzia a suonare con un suo gruppo.
Nel 1963 sceglie definitivamente la musica e si trasferisce a Londra.
Nasce il suo mitico gruppo John Mayall e i Bluesbreakers e l'anno dopo registra la sua prima incisione Crawling Up a Hill e Mr. James.

Lo stesso anno accompagna John Lee Hooker nel suo british tour.

Nel 1965 Eric Clapton lascia gli Yardbirds e sostiuisce Roger Dean alla chitarra, i Bluesdreakers entrano in una fase decisiva della loro carriera diventando quella fucina di nuovi talenti che tutti conosciamo.

Clapton esce e viene sostituito da Peter Green, John McVie lascia ma rientrerà presto ed entra Jack Bruce.

Nel 1965 torna Clapton e registrano un singolo On Top of the World ed alcuni brani che poi usciranno nel 69 con Looking Back e nel 77 con Primal Solos.

Nel 1966 esce quel Bluesbreakers with Eric Clapton, album mitico precursore del british blues e del blues rock.

Lo stesso anno Clapton lascia definitivamente per formare i Cream con Jack Bruce e Ginger Baker.

Torna Peter Green e nel 67 esce A Hard Road, ma lo stesso anno lascia con altri tre musicisti per formare i Fleetwood Mac.
Mayall chiama David O'List, appena sedicenne, che subito poi lascia per formare i Nice con Keith Emerson.

Entrano Terry Edmonds e il diciannovenne Mick Taylor.
Nel 1967 registra The Blues Alone dove dimostra la sua grande maestria come polistrumentista.
Lo stesso anno registra Crusade con un gruppo formato da Mick Taylor alla chitarra, Hughie Flint e Keef Hartley alla batteria, Chris Mercer e Rip Kant ai sax.

Nel 68 escono Diary of a Band Vol.1 & 2 un live dei suoi concerti e sostituisce ancora alcuni musicisti: McVie lascia e viene sostituito da Paul Williams, che lascia per unirsi ad Alan Price e viene così sostituito da Keith Tillman mentre Dick Heckstall-Smith prende il sax.

Dopo un tour in U.S. Mayall sostituisce Tillman con un quindicenne Andy Fraser che lascerà dopo solo sei settimane per formare un altro gruppo storico i Free,gli subentra Tony Reeves, già New Jazz Orchestra.
Hartley viene sostituito dal battersta Jon Hiseman anche lui New Jazz Orchestra e prima Graham Bond Organization, dove aveva già suonato Jack Bruce.
Nel 1968 entra Henry Lowther,violino e cornetta.

Due mesi dopo i Bluesbreakers registrano Bare Wires, altro grande successo.

Hiseman, Reeves and Heckstall-Smith lasciano per fromare i Colosseum e la nuova lineup comprende Mick Taylor, il batterista Colin Allen e il giovane bassista Stephen Thompson.
Nel 1968 il nuovo quartetto incide Blues from Laurel Canyon.

Taylor lascia nel 1969 per unirsi ai Rolling Stones mentre Allen forma gli Stone The Crows, poi raggiunto anche dal bassista Thompson. Mayall recluta il chitarrista John Mark, già conosciuto per aver suonato con Marianne Faithfull e per aver fatto parte dei Sweet Thursday e il sassofonista John Almon, già Zoot Money e Alan Price.

La nuova band incide The Turning Point un live registrato al mitico Fillmore East e Empty Rooms dove Mayall seguita la sua sperimentazione di band senza batteria.
Esce poi USA Union dove il violino sostituisce gli strumenti a fiato e Memories dove il gruppo diventa un trio.

Nel 1970 riunisce tutti i musicisti che lo avevano seguito in questi anni ed esce il doppio album Back To The Roots con Clapton, Mick Taylor, Harvey Mandel e Jerry McGee alle chitarre, Thompson e Larry Taylor al basso, Keef Hartley e Paul Lagos alla batteria.

Back to the Roots non promuove nuovi nome e gli albums USA Union e Memories vengono incisi con musicisti americani: Mayall non è più il punto centrale del blues rock inglese.

La lista dei musicisti che hanno cominciato con lui rimane impressionante, nomi che sono arrivati a grandi successi e tutto grazie a questo talent scount innamorato perso del blues.

Agli inizi degli anni 70 si trasferisce negli USA dove rimane per 15 anni, registrando diversi album per differenti etichette.
Nel 71 produce una jazz session per Albert King e poi inizia un tour con i musicisti che aveva collaborato in studio.

L'anno dopo esce il live Jazz Blues Fusion con Mayall all'armonica, chitara e piano, Blue Mitchell alla tromba, Clifford Solomon e Ernie Watts ai sax, Larry Taylor al basso, Ron Selico alla batteria e Freddy Robinson alla chitarra.
Con lo stesso gruppo esce nel 73 il live Moving On.

Nel 78 esce The Last Of The British Blues dove torna alla sua musica un electric blues suonato da musicisti rock con chiari riferimenti al jazz e al pop.
Nel 1982 riunisce Mick Taylor, John McVie e Collin Allen per un breve tour ed un live.

Nel 1984 torna al suo gruppo Bluesbreakers con Walter Trout e Coco Montoya alle chitarre, Bobby Haynes al basso e Joe Yuele alla batteria.

Nel 2001 per festeggiare i 40 anni di carriera esce Along for the Ride con tanti Bluesbreakers vecchi e nuovi e con Gary Moore, Jonny Lang, Steve Cropper, Steve Miller, Otis Rush, Billy Gibbons, Chris Rea e tanti altri.

L'ultimo album è Tough del 2009.

E' ancora attivo e sempre in giro per il mondo, non è mai arrivato al grande successo ed è sconosciuto al grande pubblico, ma rimane un personaggio centrale e fondamentale per tutto lo sviluppo di quel blues rock che lui contribuisce ad inventare e che rimane il punto più alto della musica degli anni 60 e 70.
Un livello tale di qualità di brani e di artisti assolutamente unico che non sarà più possibile ripetere.

lunedì 4 gennaio 2010

29 - Hubert Sumlin

Nasce nel 1931, chitarrista, conosciuto principalmente per la collaborazione, durata più di venti anni, con il gruppo di Howlin' Wolf.

Il magazine Rolling Stones l'ha inserito nella lista dei 100 migliori chitarristi di tutti i tempi, è ancora attivo ed è una delle ultime leggende del blues.

Nasce come i grandi del blues nel Delta del Mississippi e all'età di otto anni riceve la sua prima chitarra.



A 15 anni forma un gruppo con James Cotton.
Nel 1953 ha una audizione con Howlin, l'anno dopo, a solo 18 anni entra nella band come seconda chitarra.
L'anno dopo Jody Williams lascia il gruppo e Sumlin diventa il chitarrista principale del grande armonicista, posizione che mantiene, a parte una partecipazione nel 1956 nel gruppo di Muddy Waters, fino alla morte di Howlin nel 1976.

La sua chitarra era la base perfetta per l'armonica e la voce possente di Wolf.
Rimane con il gruppo che diviene The Wolf Pack fino a tutto il 1980, poi inizia la sua carriera solista, carriera comunque già iniziata nel 1962 con le prime incisioni a suo nome.

Sono tanti i brani pubblicati dalla mitica Chess alla metà degli anni 60 che si sono avvalsi della sua chitarra, fra gli altri: Built For Comfort,Shake For Me, 300 Pounds of Joy, Louise, Goin’ Down Slow, Killing Floor e Wang Dang Doodle.

Ha sempre dichiarato di aver subito l'influenza di artisti come Muddy Waters, Charley Patton, Robert Lockwood, Jr. e Robert Johnson.

Il suo stile ritmico semplice, asciutto, dal boogie ostinato, ha creato un vocabolario,al quale tutti gli appassionati del genere fanno riferimento costante.
Sono tanti gli hook, i riff e gli shuffle,ormai patrimonio comune,quasi scontato del genere,che sono in realtà sue invenzioni.

Grande chitarrista, personaggio cardine del blues, non è mai arrivato però al grande pubblico penalizzato da una voce non alla portata del suo talento e da una attitidine che lo ha visto negli anni ottimo esecutore ma mai personaggio.

Uomo modesto, semplice, un artigiano del blues rimasto tale, senza aver mai voluto strafare e crescere troppo.
Un vero esponente del blues, del blues più vero che nasce nei campi di cotone come canzone di protesta, l'unico modo che i neri conoscevano per stare insieme e ricordare la loro Africa perduta.



La musica di Sumlin ha reso il blues del delta del Mississippi accessibile a chitarristi come Clapton, Page, Richards e tanti altri.

Ha contribuito così, come Muddy Waters e lo stesso Howlin Wolf, a quel blues inglese fondamentale alla nascita del blues rock, diventato negli anni 70 una fase splendida della musica moderna.





Durante le loro carriere, tanti artisti hanno poi ripreso i suoi brani imitando il suo stile, fra tutti:
- Eric Clapton ha eseguito Goin' Down Slow da solista e Spoonful con i Cream
- i Rolling Stones hanno suonato una loro versione di Little Red Rooster
- gli Yardbirds una loro Smokestack Lightnin
- i Led Zeppelin hanno rielaborato Killing Floor nella loro The Lemon Song.



Discografia

1969 - Hubert's "American" Blues!
1971 - Kings of Chicago Blues, Vol.2
1975 - My Guitar & Me
1976 - Groove
1980 - Gamblin' Woman
1987 - Hubert Sumlin's Blues Party
1989 - Heart & Soul
1990 - Healing Feeling
1994 - Blues Anytime!
1994 - Blues Guitar Boss
1998 - I Know You (1998)
1998 - Chicago Blues Session Vol.22
1998 - Wake up Call
2004 - About Them Shoes
2005 - Blues Guitar Boss (ristampa)

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