venerdì 22 maggio 2009

Il Jazz:storia ed evoluzione dal 1900 al 1930


La maggior parte delle testimonianze indica in New Orleans la città dove, a partire da una tradizione musicale che comprendeva canti d'ispirazione africana importati dagli schiavi, la musica europea e il blues, nascono le prime formazioni che suonavano la musica che sarebbe stata chiamata "jass" e poco dopo "jazz".
Il primo musicista ad essere indicato come musicista jazz e a cui è spesso attribuito il titolo di "padre del jazz" è Buddy Bolen che, internato in amnicomio nel 1907, morì nel 31 senza lasciare registrazioni e poco prima che si iniziasse a riconoscere il suo ruolo pionieristico.
Nel 1906 Jelly Norton, che in seguito avrebbe reclamato per sè la paternità del nuovo genere musicale, dichiarando di averlo inventato nel 1902, compose il brano King Porter Stomp, che fu uno dei primi brani jazz a godere di vasta notorietà.
Negli anni seguenti a New Orleans furono create molte formazioni che si dedicarono alla nuova musica: una delle preminenti fu quella capeggiata da Joe King Oliver che nel 1915 chiamato il re della cornetta.
La parola jazz venne stampata da un quotidiano, per la prima volta, nel 1913.
La prima formazione ad essere conosciuta come complesso jazz, la Original Dixieland Jazz Band era paradossalmente composta da soli bianchi ed era diretta dal trmbettista di origini italiane Nick La Rocca.
Nel 1917 la O.D.J.B. registrò Livery Stable Blues, il primo brano jazz mai registrato, che per molto tempo valse alla O.D.J.B. il titolo di "inventori del jazz". Nel 1919 erano già in tournee a Londra.
La migrazione degli afro americani dal Sud al Nord degli Stati Uniti, che ebbe luogo tra il 1910 e il 1920, portò con sè anche molti musicisti di New Orleans, attratti dai maggiori guadagni e dalla decadenza dell'intrattenimento a New Orleans, dove nel 1917 venne chiuso Storyville il quartiere a luci rosse:la tradizione vuole che il jazz fosse nato e avesse prosperato nei bordelli del quartiere.
Molto probabilmente l'importanza di Storyville per il jazz è stata esagerata, ma è certo che molti protagonisti vi suonarono, e che, forse anche a causa di questo, fin dagli inizi il jazz ebbe una pessima reputazione.
La meta di molti dei musicisti fu Chicago città che attrasse anche King Oliver, e attorno alla quale si creò una scuola da cui emersero molti protagoisti bianchi fra cui Pee Wee Russel.
Nel decennio che seguì il jazz aumentò la sua popolarità, affermandosi tra l'altro come musica da ballo e dilagando negli speakeasy, i locali in cui si vendva clandestinamente il liquore vietato dal proibizionismo.
Il successo fu talmente grande che molti protagonisti, fra cui Sidney Bechet, cominciarono ad essere richiesti anche fuori degli Stati Uniti.
Dal punto di vista musicale il suono di contrappunto e d'insieme delle formazioni di New Orleans cede il passo ad uno stile in cui domina la performance del solista: la figura simbolo del periodo è Louis Armstrong che con le storiche registrazioni del 1925 si affermò come il simbolo del movimento.
Videro in questo periodo la luce anche le prime big band, come quella di Fletcher Henderson, fra le cui fila suonò anche Armstrong. La stampa incoronò "Re del jazz" Paul Whiteman il direttore d'orchestra bianco noto tra l'altro per aver commissionato a George Gershwin il brano Rapsodia in blu, che fondeva elementi jazzistici in una cornice compositiva di derivazione classica. New York città con numerose sale da ballo e locali notturni, acquisisce in questi anni un ruolo centrale che non abbandonerà più, è qui che Henderson stabilisce la sua orchestra ed è qui che si trasferisce il giovane Duke Ellington. Tutti si erano accorti del jazz, lo ascoltavano e ne parlavano. Sono gli anni che vedono anche la nascita dell'industria discografica: nel 1920 la cantante blues Mamie Smith incide Crazy Blues, che vende un milione di copie e fa decollare il settore delle incisioni dedicate ai neri, i cosiddetti "race records".

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