venerdì 5 luglio 2013

I Grandi del Jazz: 21 - Charles Mingus






(1922-1979) virtuoso del contrabbasso, compositore di enorme portata, stupendo pianista,personaggio chiave della musica contemporanea.





Inizia molto giovane e muove i primi passi come artista nell’ambito della musica sacra nera.

Ascolta spirituals, gospel e blues, ma soprattutto segue Duke Ellinngton che eserciterà su di lui una profonda influenza e che sarà sempre da esempio per le sue composizioni.

Meticcio, soffre moltissimo gli atteggiamenti di razzismo nei suoi confronti sia da parte dei bianchi che da parte dei neri, diventa la sua ossessione, vuole primeggiare ad ogni costo, si mette a studiare in modo forsennato.




Genio pazzo e arrabiato, dotato di un talento naturale incredibile, studia composizione, prende lezioni di trombone e violoncello per passare poi al contrabbasso.
Dopo il contrabasso, di cui diventa un autentico virtuoso, inizia a studiare pianoforte e diventa anche uno stupendo pianista.





Negli anni 40 suona con band importanti e collabora con artisti del calibro di Louis Armstrong e Dinah Washington.

Nel 1947 entra nell'orchestra di Lionel Hampton ma è già leader di propri gruppi ed ha già fatto le sue prime composizioni.



Si trasferisce a New York nel periodo del bebop e incomincia a suonare con Charlie Parker, Miles Davis, Bud Powell ma soprattutto con il suo mito Duke Ellington.



Forma un trio con Red Norvo al vibrafono e Tal Farlow alla chitarra e suona un cool bop da camera molto particolare.

Nel 1952 fonda insieme a Max Roach la Debut Records, etichetta indipendente dall'esistenza difficile che ha come obiettivo la diffusione del classic jazz.





Nel 1953 partecipa a Toronto a un concerto storico con Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Bud Powell e Max Roach, in quello che sarà considerato il canto del cigno del bop.





Nel 55 registra con la sua etichetta il famoso album Mingus at the Bohemia in collaborazione con lo stesso Roach, mentre nel 1956 esce Pithecanthropus Erectus, prezioso lavoro dove riesce a coniugare il jazz vecchia scuola con l'ormai dilagante free jazz.





In questa fase della sua vita artistica, Mingus collabora con musicisti dotati di singolare genialità e talento come Roland Kirk, Horace Parlan, Mal Waldron ma soprattutto con il grande polistrumentista Eric Dolphy.







E proprio con Dolphy nasce una perfetta sintonia, le loro differenti ed estreme personalità artistiche diventano complementari, due artisti vulcanici e virtuosi, difficili e dotati di una tecnica straordinaria, hanno dato alla luce album destinati a scrivere la storia del jazz come Charles Mingus Presents Charles Mingus del 1960 e The Great Concert of Charles Mingus del 1964.

Nel 1963 registra il suo capolavoro The Black Saint and the Sinner Lady.






Il periodo più creativo di Mingus, ricco di composizioni e di sperimentazioni sia discografiche che in concerto si chiude in modo emblematico con la tournée in Europa dell'aprile 1964.






Per l'occasione raduna un sestetto formidabile, anche se forse non perfettamente amalgamato: alla sezione ritmica,oltre a Mingus, Richmond e Byard, ai fiati Dolphy, al sassofono tenore Clifford Jordan e alla tromba Johnny Coles.

I concerti sono documentati dal famoso triplo album The Great Concert of Charles Mingus, di cui abbiamo già parlato.





Il tour è condizionato dalle intemperanze di Mingus, costellato di incidenti che culminano nel ricovero d'urgenza in ospedale di Coles, dall'uso della droga, da due geni pazzi e arrabiati come Mingus e Dolphy.







Quando la band fa ritorno negli USA, Dolphy non è con loro, rimane e forma un suo gruppo con il pianista Misha Mengelberg, il bassista Jacques Schols e il batterista Han Bennink .

Il 28 giugno del 1964 Dolphy massacrato dall'uso dell'eroina viene colto da un attacco di iperglicemia diabetica a Berlino, cade in coma e il giorno dopo muore.
Una settimana prima aveva compiuto 36 anni.






La morte di Dolphy è come un macigno, Mingus cade in una profonda crisi, comincia per lui un periodo molto buio, economicamente precario, in conflitto con le case discografiche, non riesce più a suonare.






Il problema più grave diventa però la sua instabilità psichica e l'abuso di psicofarmaci che lo riducono in uno stato di perenne incoscienza.

Nel 1971 pubblica la sua biografia, Peggio di un Bastardo e pubblica un nuovo ottimo album Let My Children Hear Music.




Riprende a lavorare con rinnovata fiducia e,nonostante le difficoltà,compone altri due validi lavori come Changes One e Changes Two.




Nel 1977 gli viene diagnosticato il morbo di Lou Gehrig,una grave forma di sclerosi.

Inizia a lavorare con Joni Mitchell, gli affida alcune sue composizioni perchè lei ne scriva i testi, ma non riesce a vederne la conclusione, muore nel 1979 per un infarto e le sue ceneri vengono sparse sul Gange.

L'ultimo suo album Mingus verrà pubblicato postumo dalla Mitchell.

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