martedì 6 settembre 2011

I Grandi del Blues: 51 - John Lee Hooker




Nasce nel 1917 undicesimo figlio di mezzadri delle piantagioni della cotton-belt nel sud degli Stati Uniti.

Nel 1921 i genitori divorziano, la madre si risposa con William Moore, un cantante blues che gli insegna a suonare la chitarra.




Moore era cresciuto in Louisiana ed il suo stile si differenziava da quello prevalente nel Delta (la zona dove viveva il piccolo John), i suoi brani erano composti da un unico, ripetitivo, ipnotico accordo che andava avanti ostinatamente.

Hooker inizia a suonare e miscela i due stili, finisce per crearne uno suo inconfondibile dove è predominante il talking blues, il blues parlato che per certi versi ha anticipato di diversi decenni il rap.



Hooker vive subito nel blues: Blind Lemon Jefferson e Blind Blake si recavano spesso a casa di Moore per suonare.
Queste esperienze diventano formative per la sua musica e per il suo modo di essere.
Il suo vivere totalmente nel blues sarà fondamentale per capire tutte le sue scelte musicali.



Il suo stile anche se nasce dal Delta è libero a livello ritmico, spesso incorpora il boogie woogie, caratterizzato dal suo particolare modo di suonare,dalla sua voce, dal suo stile improvvisato.


John con il patrigno comincia a suonare nelle feste del suo paese, canta in svariati cori gospel (esperienza questa molto comune nel blues) e nel 1943 si trasferisce a Detroit per andare a lavorare alla Ford.

Diviene subito un assiduo frequentatore dei locali blues di Hastings Street, il cuore della musica e dello spettacolo nero nella zona est di Detroit.



Qui nasce il suo stile col suo inconfondibile canto rurale, grezzo ed elegante al tempo stesso, cadenzato da un inconfondibile boogie-riff vocale.

Nel 1948 la sua prima incisione Boogie Chillen per la Modern Records.



Malgrado fosse analfabeta scriveva testi interessanti, sviluppava gli argomenti tradizionali del blues, proponeva nuovi temi, sviluppando la sua produzione in maniera originale ed innovativa.





Gli studi di registrazione negli anni '50 pagavano molto poco i musicisti neri, Hooker lavorava di giorno e di notte era costretto a passare di studio in studio proponendo sempre nuovi brani o variandoli nel testo o nel ritmo.

I brani venivano registrati, secondo le condizioni contrattuali, sotto diversi pseudomini John Lee Booker, Johnny Hooker o John Cooker.

Lo sfruttamento dei neri era anche musicale, i bianchi approffitavano spesso dell'ignoranza degli artisti, del loro bisogno di denaro.
I neri erano pagati poco o niente, non precepivano nulla per i diritti di autore e i loro brani venivano poi utilizzati dalla casa discografica spesso a loro insaputa.



John Lee Hooker suonava con uno stile libero ed improvvisato dove i cambi di tempo erano la norma, funzionali all'andamento del brano e ai cambiamenti di umore legati al testo.

Questo lo obbligava ad incisioni sempre da solista dove il ritmo era sostenuto da un battere ostinato della mano sulla cassa della chitarra o del piede sulla pedana di legno.




Gli anni '60 videro la sua definitiva consacrazione presso il grande pubblico: la sua tournèè in Inghiterra del 1963 gli porta una grande notorietà anche per le numerose cover che seguirono i suoi famosi spettacoli.

Nonostante la sua prolifica vena come autore ed interprete, la musica sosterrà a stento John Lee Hooker nel corso della sua vita, questo fino a quando non verrà riscoperto negli anni 90.

La sua consacrazione sarà con l’album tributo The Healer del 1989, dove Hooker sarà affiancato da molti suoi allievi tra cui Eric Clapton, Carlos Santana e Robert Cray.


Il suo stile chitarristico è molto vicino allo stile boogie woogie per piano, le pause alla fine dei fraseggi ed una serie di effetti, picchettati veloci e vibrati diventano il suo stile personale, che affonda le radici nelle tecniche tradizionali del blues acustico, ma che si evolve anche verso uno stile più incalzante ed ipnotico.

La composizione si articola, nel tema principale, attorno ad un unico accordo suonato in maniera ostinata, eredità dello stile della Louisiana.


I brani che più di tutti rappresentano il suo stile iniziale sono: Boogie Chillen, Baby Please Don't Go e Tupelo.

Hooker ha sempre portato avanti una carriera da solista, e questo gli ha dato un ampio riscontro fra gli appassionati e del blues e del folk dei primi anni '60,contribuendo alla diffusione del blues anche fuori dai confini della comunità nera americana.



Nei suoi concerti ha sempre alternato brani da solista e brani dove si esibisce solo come cantante.
La sua voce bassa e profonda ricorda i canti del delta del Mississipi, le fatiche e lo sfruttamento dei neri nei campi di cotone.

Il passaggio alla chitarra elettrica cambierà in parte il suo stile, che diventerà meno casuale e improvvisato.




Il passaggio gli consentirà di suonare la sua musica con un suono più corposo e un arrangiamento più curato, senza perdere nulla per nostra fortuna della sua forte intensità espressiva e della sua capacità di coinvolgere e di emozionare.

Nel 1980 partecipa al film The Blues Brothers dove registra dal vivo in presa diretta, senza playback e nessun ausilio elettronico.




Il 1989 come già detto è l'anno dell'album The Healer, un album storico che riassume e condensa tutte le indicazioni e i significati della sua arte e del suo modo di intendere il blues.





Il primo brano omonimo è stupendo con il canto caldo e profondo di Hooker accompagnato dalla chitarra di Carlos Santana,un mix esplosivo di musica caraibica arricchita dallo spirito del Mississipi.
I brani che seguono presentano ancora duetti d’eccezione con Robert Cray, Canned Heat, Los Lobos, Charlie Musselwhite.
Meritano una citazione a parte la sensuale I’m in the Mood, in cui Hooker duetta con Bonnie Raitt, l’intrigante Sally Mae con George Thorogood alla slide guitar ed infine il pezzo di chiusura No Substitute, dove un solitario Hooker evoca atmosfere che ci riportano indietro nel tempo, alla schiavitù, alla malinconia e alla sofferenza del popolo afro-americano costretto a vivere ai margini della società, ma in cerca di un riscatto attraverso l’espressione della propria cultura e della propria spiritualità.

Dentro queste superbe ballate ci sono sentimenti ed emozioni di uno stile che il tempo non potrà mai sbiadire.

Questo è il Blues.

Dello stesso periodo alcune registrazioni con Van Morrison Never Get Out of These Blues Alive, The Healing Game, I Cover the Waterfront e le apparizioni dal vivo con lo stesso artista, pubblicate dal vivo nell'album A Night in San Francisco

Nel 2001, la malattia, poco prima del tour europeo e di lì a poco il decesso all'età di 83 anni.

Nella sua lunga carriera ha pubblicato più di cento albums, con hits, premi e riconoscimenti di ogni tipo.

I suoi brani sono diventati cover di grande successo per artisti come i Cream, AC/DC, ZZ Top, Led Zeppelin, Jimi Hendrix, Eric Clapton, Van Morrison, The Yardbirds, The Animals, Buddy Guy, The Doors e tanti altri.

I suoi singoli di maggior successo: Boogie Chillen', Hobo Blues e Crawling King Snake nel 1948,I'm In The Mood nel 1951,The Syndicate nel 1955, Dimples nel 1956, I Love You Honey nel 1958, No Shoes nel 1960, Boom Boom nel 1961, It Serves Me Right (To Suffer) nel 1964.

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