giovedì 23 dicembre 2010
I Grandi del Rock: 10 - Leonard Cohen
Leonard Norman Cohen nasce nel 1934, cantautore, poeta e compositore canadese, il primo a coniugare la poesia alla musica.
Non esiste cantautore che non si sia richiamato alla sua musica e ai suoi testi.
La sua prima raccolta di poesie viene pubblicata nel 1956 Let Us Compare Mythologies.
L'anno dopo esce il suo primo album di poesie Six Montreal Poets.
Nel 1961 viene pubblicata la raccolta di poesie The Spice-Box of Earth.
Si trasferisce a Hydra, un'isoletta della Grecia diventata un famoso rifugio di artisti d'ogni genere, e pubblica delle raccolte di poesie, tra cui Flowers for Hitler, e due romanzi:Il gioco preferito del 1963 e Beautiful Losers del 1966.
Judy Collins interpreta alcuni suoi brani e lo convince a fare musica, il suo brano Suzanne del 1966 diventa un successo mondiale.
Altri brani famosi sono: Famous Blue Raincoat, The Partisan, So Long Marianne, Chelsea Hotel, Sisters of Mercy.
Mitica è Hallelujah, resa ancor più famosa dalle molteplici cover, in particolare da quelle di Jeff Buckley, Bob Dylan e John Cale,e poi Waiting for the Miracle, Tower of Song, First We Take Manhattan (molto nota è la cover di Joe Cocker) e Bird on a Wire.
Cohen è un seguace del buddhismo, e ha passato gran parte degli anni novanta nel monastero buddhista di Mount Baldy in California, prendendo il nome di Jikan (Silenzioso).
Autore di testi toccanti, arrangiatore geniale e cantante dalla voce roca e profonda, rivoluziona la figura del cantautore modificandone completamente l'immagine.
La sua musica nasce acustica ma negli anni si arricchisce di sonorità diverse, inizia ad utilizzare l'orchestra,il sintetizzatore e i cori femminili.
I temi ricorrenti nei suoi lavori comprendono l'amore e il sesso, la religione, la depressione psicologica, e la musica stessa.
In molti brani come Story of Isaac, Who By Fire, e la celeberrima Hallelujah, si denota un profondo spirito religioso con chiari richiami alle sue origini ebraiche.
Cohen ha scritto molto (in particolare nella sua opera giovanile) sui temi della depressione e del suicidio, in Beautiful Losers, Seem So Long Ago, Nancy, One of Us Cannot Be Wrong, Dress Rehearsal Rag parla di suicidio.
In brani come Please Don't Pass Me By e Tonight Will Be Fine l'argomento è la depressione.
In Hallelujah, Tower of Song, A Singer Must Die e Jazz Police l'argomento è la musica stessa come tramite per le sue poesie, mentre Chelsea Hotel è dedicata alla sua amica Janis Joplin.
La giustizia sociale si presenta spesso, vista con un'ottica di sinistra ma con elementi culturali conservatori, parla di aborto come qualcosa di sgradevole e in certi casi atroce, come in Diamonds in the Mine e in The Future.
In The Land of Plenty, parla in tono negativo dell'opulenza dell'occidente.
La guerra uno dei cardini della sua poesia, come in Story of the Street nella quale annuncia l'inevitabile scoppio di una terza guerra mondiale.
Negli ultimi anni parla più degli oppressi e dei perdenti come in Il partigiano, una canzone francese sulla Resistenza o nella sua The Old Revolution.
Cohen unisce il suo pessimismo a una grande dose di umorismo e di autoironia come in Tower of Song, Diamond in the Mine e One of us Cannot be Wrong .
Agli inizi della sua carriera di cantautore,per via del suo carattere molto introverso,gli operatori dello studio di registrazione erano soliti ricostruire la sua camera da letto,in questo modo il poeta vinceva la paura e riusciva a cantare sentendosi a casa propria .
Esce nel 1967 ma non ottiene un gran successo: erano gli anni della spensieratezza e dei giovani hippy.
Un disco che parlava di suicidio e morte non interessava a nessuno.
Per questo motivo molte recensioni dell'epoca stroncarono l'album, ritenendolo troppo triste e depresso.
Il riscatto sarebbe venuto anni più tardi ed oggi viene ritenuto il suo miglior lavoro, la sua perla, un capolavoro ingiustamete sottovalutato.
Tutti i brani di questo The Songs of Leonard Cohen sono pervasi da un misticismo e da una grande malinconia.
Un album diventato negli anni la base per molti cantautori in tutto il mondo.
Il secondo disco Song from a Room esce nel 1969 e ne decreta il successo mondiale.
Il disco contiene pietre miliari come la bellissima Seems so Long Ago Nancy o la celeberrima Bird on the Wire.
Il suo terzo album Songs of Love and Hate viene definito da alcuni critici uno dei migliori dischi dell'anno.
Dopo un live, Live Songs, nel 1974 esce il suo quarto album in studio New Skin for the Old Ceremony.
Nel 1977 con Death of a Ladies' Man inizia ad utilizzare un suono meno acustico, all'album partecipano molti musiciti fra i quali Bob Dylan.
Seguono Recent Songs nel 1979 , dove l'artista ritorna ad un sound folk più simile agli esordi e nel 1984 Various Positions , un album folk-rock non molto riuscito.
Pur essendo probabilmente il suo peggior album , contiene la sua hit più celebre Halleluja, una delle ballate più famose al mondo.
Nel 1988 esce I'm your Man, disco nel quale Leonard abbandona la chitarra per passare alle tastiere.
Nel 1992 esce The Future, che diventa un successo planetario, nel '94 esce il secondo live e nel '97 la prima raccolta di successi.
Nel 2001 esce il live registrato nel 1979 e un nuovo disco di inediti Ten New Songs.
Il 2002 è l'anno di uscita del Greatest Hits e due anni dopo l'ultimo album da studio Dear Heater dove Cohen oltre a cantare recita le sue poesie.
L'ultima uscita discografica è Live in London del 2009.
E' la prima volta che illustro in modo così dettagliato la discografia di una artista, ma Leonard Cohen è un poeta che ha scritto pagine che hanno fatto la storia della musica e della letteratura moderna.
Merita una lettura e un ascolto attento.
Come scrivo sempre, la musica, quella vera, si ascolta sempre leggendone il testo, solo così si comprende l'esatto abbinamento fra musica e parole che fanno di un brano un qualcosa che rimane nel tempo e che ancora oggi ascoltiamo a distanza di anni (nella musica di cui parlo anche quaranta o cinquant'anni).
La musica deve dare senzazioni profonde, deve scuotere l'animo, quando ci riesce avete di fronte un capolavoro.
Etichette:
bob dylan,
j j cale,
janis joplin,
jeff buckley,
joe cocker,
judy collins
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
bello il tuo blog. buon anno
RispondiElimina