venerdì 28 giugno 2024

Il Blues n.6

 

Alla fine degli anni `60 il blues, ormai soppiantato dal jazz e dal rock (dei quali è praticamente il padre) lentamente passa in secondo piano ed addirittura viene snobbato dai giovani di colore che non vogliono ricordare i tempi passati ma allinearsi allo standard dei bianchi o isolarsi in un proprio ambiente metropolitano (nasce il funky e poi il rap).

Scompaiono fisicamente anche i nipoti di quegli ex-schiavi che, ormai anziani, sono gli ultimi detentori delle tecniche particolari che caratterizzano questo genere: Muddy Waters, Willie Dixon, T. Bone Walker, Elmore James, erano gli unici ormai in grado di suonare in "quel" modo e con loro purtroppo scompare una cultura.

Purtroppo gran parte di questi personaggi, convinti dalle case discografiche o costretti dalle necessità finanziarie (molti blues man, che hanno fatto storia, sono morti in povertà, nonostante che il mondo del rock abbia attinto a piene mani dalla loro musica), si votano ad un genere ibrido commerciale che nulla ha da spartire con il blues originale.

Alla fine degli anni sessanta alcuni musicisti bianchi hanno capito l'importanza di questa musica in fase di estinzione ed hanno promosso delle campagne a sostegno del blues sia eseguendo brani blues nei loro dischi che sponsorizzando anziani bluesmen dimenticati.

Tra questi: Johnny Winter, Erich Clapton, Johnn Mayall e Johnn Hammond.



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