mercoledì 10 febbraio 2010
10-Joe Venuti 11-Django Reinhardt 12-Stephane Grappelli
10 - Joe Venuti
(1903-1978) considerato il pioniere del violino nel jazz.
Per gran parte della sua carriera suonò con il grande chitarrista Eddie Lang, suo vicino di casa, compagno di scuola e amico.
Iniziarono ad incidere nei primi anni ’20 e fino alla morte di Lang nel 1933.
Tra i più noti esponenti del Dixieland (il modo di suonare il New Orleans da parte dei bianchi), suonò con Benny Goodman, Dorsey Brothers,Bing Crosby,con tutte le figure più importanti del jazz bianco.
Nel 1929, assieme a Lang, si unì all'orchestra di Paul Whiteman, con la quale comparve nel film The King of Jazz.
La sua carriera s’interrompe con la morte prematura di Lang, anche se continuerà fino a tutti gli anni ’30.
Viene riscoperto solo negli anni’60, ed incide tre album con Zoot Sims al sassofono.
Muore nel 1978.
Joe Venuti e Eddie Lang sono stati i forti ispiratori di Stephane Grappelli e Django Reinhardt.
11 - Django Reinhardt
(1910-1953) chitarrista, zingaro rom di etnia sinti.
Inizia la carriera come banjoista ma a diciotto anni subisce un grave incidente: un incendio divampato di notte nella sua roulotte gli causa l'atrofizzazione dell'anulare e del mignolo della mano sinistra.
Questo incidente era destinato a cambiare la sua vita e la storia stessa della chitarra jazz: a causa della menomazione alla mano sinistra, deve abbandonare il banjo e comincia a suonare una chitarra che gli era stata regalata, meno pesante e meno ruvida.
Nonostante le dita atrofizzate, o forse proprio grazie a tale limitazione,sviluppa una tecnica chitarristica rivoluzionaria e del tutto particolare che ancora oggi lascia di stucco e suscita ammirazione per la perizia virtuosistica, la vitalità e l'originalità espressiva.
In breve tempo era già in attività con diverse orchestre che giravano la Francia.
A metà degli anni 30 Reinhardt e il violinista Stephane Grappelli formano un quintetto di soli strumenti a corda che diviene presto famoso in tutto il mondo.
I brani incisi insieme a Grappelli sono diventati esempio e scuola per centinaia di musicisti.
Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale viene invitato negli Stati Uniti da Duke Ellington, che lo presenta come ospite in alcuni concerti, l'ultimo dei quali alla Carnegie Hall di New York.
la nascita del bebop gli consente di dare diede ulteriore prova di maturità ed originalità artistica,incide dei brani memorabili con la chitarra elettrica: la poesia manouche miscelata alle sonorità più moderne fanno di tali assoli una delle pagine più originali del jazz dell'epoca.
Alla fine degli anni 40 rallenta sensibilmente la sua attività per le cattive condizioni di salute: la sua decisione di non consultare i medici, per paura delle iniezioni, gli costa la vita.
Muore nel 1953 a soli 43 anni per un ictus.
Tra i suoi brani più celebri: Minor Swing, Tears, Nagasaki, Belleville e soprattutto Nuages
12 - Stephane Grappelli
(1908-1997) violista e compositore francese.
Prende le prime lezioni da suo padre Ernesto, nobile italiano, giunto in Francia da Alatri dove si trova l'antico palazzo e la torre dei marchesi Grappelli.
Si iscrive al conservatorio di Parigi ma non conclude gi studi: apprende essenzialmente ascoltando le prime registrazioni di Louis Armstrong e Joe Venuti.
A 15 anni inizia a suonare il pianoforte come accompagnamento per i film muti, nei clubs e nei ristoranti parigini.
A 19 anni diventa membro stabile di diverse band, si alterna tra pianoforte, violino e sasofono e incontra Django Reinhardt.
Nasce nel 1934 il Quintette du Hot Club de France.
Il gruppo acquista subito un'importanza internazionale e attraverso le proprie registrazioni si impone come il primo importante gruppo jazz non americano.
I duetti di Grappelli e Reinhardt fanno parte integrante della storia della musica.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Stéphane e Django si trovano a Londra e, nonostante il clima di persecuzione razziale nei confonti degli zingari, Django decide di ritornare a Parigi mentre Grappelli rimane e collabora attivamente con George Shearing.
Suonano insieme fino al 1948, si dividono dopo 14 anni di splendida musica insieme.
Nel 49 Stephane si trasferisce a Roma per un lungo ingaggio e una serie di incisioni.
Grappelli in questi anni subisce la forza del successo del suo più grande collega ed amico, viene associato allo stile gypsy, ma non ha ancora acquisito la notorietà che invece di lì a poco sarebbe divenuta mondiale.
Nel 66 registra Violin Summit, mettendo per la prima volta in evidenza le sue grandi capacità strumentali e solistiche.
Il suo primo concerto negli USA è del 69, registra in seguito numerosi album con il violinista classico Yehudi Menuhin e partecipa, in trio o quartetto,a tutti i principali festival mondiali, da ricordare il meraviglioso "Tribute to Django" al Kool Jazz Festival di New York nel 1984.
Tra le sue numerosissime collaborazioni si possono citare quelle con Duke Ellington, Oscar Peterson, Joe Venuti, Gary Burton e David Grisman, ma la più sorprendente è forse quella con i Pink Floyd: Grappelli appare infatti, anche se non accreditato, nel famoso album Wish You Were Here.
In tarda età visita più volte la città di Alatri e il palazzo di famiglia per riavvicinarsi alle sue origini, avrebbe voluto tenerci un concerto ma muore senza riuscire a realizzarlo.
(1903-1978) considerato il pioniere del violino nel jazz.
Per gran parte della sua carriera suonò con il grande chitarrista Eddie Lang, suo vicino di casa, compagno di scuola e amico.
Iniziarono ad incidere nei primi anni ’20 e fino alla morte di Lang nel 1933.
Tra i più noti esponenti del Dixieland (il modo di suonare il New Orleans da parte dei bianchi), suonò con Benny Goodman, Dorsey Brothers,Bing Crosby,con tutte le figure più importanti del jazz bianco.
Nel 1929, assieme a Lang, si unì all'orchestra di Paul Whiteman, con la quale comparve nel film The King of Jazz.
La sua carriera s’interrompe con la morte prematura di Lang, anche se continuerà fino a tutti gli anni ’30.
Viene riscoperto solo negli anni’60, ed incide tre album con Zoot Sims al sassofono.
Muore nel 1978.
Joe Venuti e Eddie Lang sono stati i forti ispiratori di Stephane Grappelli e Django Reinhardt.
11 - Django Reinhardt
(1910-1953) chitarrista, zingaro rom di etnia sinti.
Inizia la carriera come banjoista ma a diciotto anni subisce un grave incidente: un incendio divampato di notte nella sua roulotte gli causa l'atrofizzazione dell'anulare e del mignolo della mano sinistra.
Questo incidente era destinato a cambiare la sua vita e la storia stessa della chitarra jazz: a causa della menomazione alla mano sinistra, deve abbandonare il banjo e comincia a suonare una chitarra che gli era stata regalata, meno pesante e meno ruvida.
Nonostante le dita atrofizzate, o forse proprio grazie a tale limitazione,sviluppa una tecnica chitarristica rivoluzionaria e del tutto particolare che ancora oggi lascia di stucco e suscita ammirazione per la perizia virtuosistica, la vitalità e l'originalità espressiva.
In breve tempo era già in attività con diverse orchestre che giravano la Francia.
A metà degli anni 30 Reinhardt e il violinista Stephane Grappelli formano un quintetto di soli strumenti a corda che diviene presto famoso in tutto il mondo.
I brani incisi insieme a Grappelli sono diventati esempio e scuola per centinaia di musicisti.
Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale viene invitato negli Stati Uniti da Duke Ellington, che lo presenta come ospite in alcuni concerti, l'ultimo dei quali alla Carnegie Hall di New York.
la nascita del bebop gli consente di dare diede ulteriore prova di maturità ed originalità artistica,incide dei brani memorabili con la chitarra elettrica: la poesia manouche miscelata alle sonorità più moderne fanno di tali assoli una delle pagine più originali del jazz dell'epoca.
Alla fine degli anni 40 rallenta sensibilmente la sua attività per le cattive condizioni di salute: la sua decisione di non consultare i medici, per paura delle iniezioni, gli costa la vita.
Muore nel 1953 a soli 43 anni per un ictus.
Tra i suoi brani più celebri: Minor Swing, Tears, Nagasaki, Belleville e soprattutto Nuages
12 - Stephane Grappelli
(1908-1997) violista e compositore francese.
Prende le prime lezioni da suo padre Ernesto, nobile italiano, giunto in Francia da Alatri dove si trova l'antico palazzo e la torre dei marchesi Grappelli.
Si iscrive al conservatorio di Parigi ma non conclude gi studi: apprende essenzialmente ascoltando le prime registrazioni di Louis Armstrong e Joe Venuti.
A 15 anni inizia a suonare il pianoforte come accompagnamento per i film muti, nei clubs e nei ristoranti parigini.
A 19 anni diventa membro stabile di diverse band, si alterna tra pianoforte, violino e sasofono e incontra Django Reinhardt.
Nasce nel 1934 il Quintette du Hot Club de France.
Il gruppo acquista subito un'importanza internazionale e attraverso le proprie registrazioni si impone come il primo importante gruppo jazz non americano.
I duetti di Grappelli e Reinhardt fanno parte integrante della storia della musica.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Stéphane e Django si trovano a Londra e, nonostante il clima di persecuzione razziale nei confonti degli zingari, Django decide di ritornare a Parigi mentre Grappelli rimane e collabora attivamente con George Shearing.
Suonano insieme fino al 1948, si dividono dopo 14 anni di splendida musica insieme.
Nel 49 Stephane si trasferisce a Roma per un lungo ingaggio e una serie di incisioni.
Grappelli in questi anni subisce la forza del successo del suo più grande collega ed amico, viene associato allo stile gypsy, ma non ha ancora acquisito la notorietà che invece di lì a poco sarebbe divenuta mondiale.
Nel 66 registra Violin Summit, mettendo per la prima volta in evidenza le sue grandi capacità strumentali e solistiche.
Il suo primo concerto negli USA è del 69, registra in seguito numerosi album con il violinista classico Yehudi Menuhin e partecipa, in trio o quartetto,a tutti i principali festival mondiali, da ricordare il meraviglioso "Tribute to Django" al Kool Jazz Festival di New York nel 1984.
Tra le sue numerosissime collaborazioni si possono citare quelle con Duke Ellington, Oscar Peterson, Joe Venuti, Gary Burton e David Grisman, ma la più sorprendente è forse quella con i Pink Floyd: Grappelli appare infatti, anche se non accreditato, nel famoso album Wish You Were Here.
In tarda età visita più volte la città di Alatri e il palazzo di famiglia per riavvicinarsi alle sue origini, avrebbe voluto tenerci un concerto ma muore senza riuscire a realizzarlo.
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